20 settembre 2010

Fatevi un tesoro in cielo

Nel Vangelo di oggi Gesù fa un’analisi penetrante della situazione del peccatore e alcuni consigli che fanno molto riflettere noi aspiranti santi. Il Vangelo si può scomporre in due fasi: l'analisi del peccatore e il consiglio ai Santi.

I. Analisi del peccatore - Il Signore Gesù descrive un amministratore cattivo nelle prime righe di questo vangelo. Vediamo la descrizione:

A. Definizione (del peccatore) - Gesù disse ai suoi discepoli: “Un uomo ricco aveva un amministratore” – Notate che egli è chiamato un amministratore, non un proprietario. Dio è il padrone di tutto, ma noi siamo amministratori. Un amministratore deve fare uso dei beni di un altro secondo la volontà del proprietario. Questa è la nostra situazione. Possiamo avere la proprietà privata nei rapporti tra uomo a uomo. Ma di fronte a Dio siamo proprio nulla, assolutamente nulla.
Parte dell’essenza del peccato è quella di comportarsi come se fossimo i proprietari. Sviluppiamo un atteggiamento arrogante che ciò che posseggo lo posso usare come mi pare e piace. Noi pensiamo, "E' mio, posso fare quello che voglio con esso ... .. posso fare come mi pare con il mio corpo ...." E così via. Ma il fatto è che tutto appartiene a Dio. La Scrittura afferma: “Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti” (Sal 24:1). Anche del nostro corpo, che ci piace pensare come solo nostro, la Scrittura dice: “il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi. Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!” (1 Cor 6,19-20).
E una vecchia canzone dice: "Dio e solo Dio ha creato tutte queste cose che noi chiamiamo le nostre. Dal potente all’umile, la gloria di tutti è Dio e Dio solo .... ". Riassumendo, il Signore definisce il peccatore come un amministratore, anche se l'amministratore agisce come se fosse un proprietario.

B. DISSIPAZIONE (del peccatore) – l’amministratore è stato segnalato al padrone per lo sperpero della sua proprietà. Il Signore descrive qui l'essenza di molti dei nostri peccati: che dissipano, sprecano i doni di Dio. Sprechiamo i doni che abbiamo ricevuto e li utilizziamo per fini peccaminosi. Per esempio accumuliamo con avidità dei doni che ci ha dato per aiutare gli altri. Invece di aiutarli, li tesaurizziamo solo per noi stessi. Eppure, tutti i beni del mondo appartengono a tutti gli uomini del mondo,  e andrebbero condivisi se ne abbiamo più del necessario. Altri esempi di sprecare le cose di Dio sono i pettegolezzi, le menzogne e le imprecazioni, in cui noi abusiamo del dono della parola; la pigrizia, in cui abusiamo del dono del tempo; ogni peccato col quale abusiamo e sprechiamo la nostra libertà. Si tratta di dissipazione, questo è lo sperpero dei beni di Dio. Dio ci ha dato molte cose buone, e invece di usarle per costruire il Regno, le disperdiamo,  e dissipiamo il Regno.

C. MORTE (del peccatore) - Egli lo chiamò e disse: 'Che cosa è questo che sento dire di te? Prepara un resoconto completo della tua amministrazione, perché non puoi più essere il mio amministratore.'
Qui il Signore insegna e ci ricorda che un giorno saremo tutti chiamati a rendere i conti,  e la nostra amministrazione finirà. Altrove la Scrittura ci ricorda che “tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.” (2 Cor 5,9). Abbiamo un tempo dedicato a esercitare la nostra amministrazione, ma la nostra amministrazione finirà e dei libri saranno aperti. Anche qui la Scrittura ricorda: “E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri”. (Ap 20:11)
Molti prestano poca attenzione al fatto che la Scrittura avverte: “Non dire: -Ho peccato, e che cosa mi è successo?- ,perché il Signore è paziente. Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato. Non dire: "La sua compassione è grande; mi perdonerà i molti peccati", perché presso di lui c'è misericordia e ira, e il suo sdegno si riverserà sui peccatori. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, perché improvvisa scoppierà l'ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato.” (Siracide 5,4).
Ogni amministratore (noi) morirà, la nostra amministrazione finirà, e noi saremo chiamati a rendere conto. Ne consegue quindi che dovremmo ascoltare i consigli che il Signore successivamente dà.

II. CONSIGLI PER I SANTI - Dopo aver analizzato il peccatore, il Signore ha qualche consiglio per quelli di noi peccatori, che vogliono essere santi. Egli dà quattro principi che dovremmo seguire:

A. Principio di intensità - L'amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.”  
Il Signore ci sta dicendo qui che molte persone mondane sono più furbe di quelle con una mentalità spirituale, in ciò che a loro interessa. Il fatto è che molti di noi sono molto appassionati e organizzati quando si tratta di questioni mondane. Spendiamo anni di preparazione nel campo della formazione universitaria alla carriera. Lavoriamo duro, e ci impegnamo molto per salire di livello nella scala aziendale o professionale. Nel mondo molti esperti sono impegnati a sviluppare le loro competenze, e di diventare molto esperti in un particolare settore. Per guadagnare dei soldi e mantenersi il posto di lavoro, molti si assoggettano ad una grande disciplina, si alzano presto per andare al lavoro, lavorando fino a tardi e cercando di soddisfare il datore di lavoro. Ma quando si tratta di fede, molte delle stesse persone dimostrano una conoscenza delle cose spirituali a livello di terza elementare, e mostrano scarso interesse per la preghiera o per il progresso della propria fede. Vogliono compiacere il capoufficio, compiacere gli uomini, ma non Dio. I genitori lottano per ottenere borse di studio per i propri figli, per permettere loro di entrare nelle scuole migliori. Gli studenti entrano in competizione per entrare in facoltà a numero chiuso. Ma quando si tratta della verità che ci salva, i banchi sono vuoti, il catechismo è poco frequentato.

Di fronte a tutto questo, il Signore dice a quelli di noi che hanno un orientamento spirituale che dovremmo avere per le cose del Cielo la stessa intensità, l'organizzazione, la dedizione e l'astuzia che le persone mondane hanno nelle loro occupazioni mondane. Dovremmo essere zelanti per la verità, per la preghiera, per le opportunità di affinare le nostre capacità spirituali e aumentare la nostra santità. Noi dobbiamo essere tanto zelanti di essere ricchi di grazia come lo siamo ad essere ricchi di denaro. Quindi il primo principio il Signore ci dona è l'intensità.

B. Principio di investimento – “Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne
”.
Il Signore ha raccontato come l'amministratore disonesto ha fatto uso del denaro a sua disposizione per farsi degli amici che lo avrebbero aiutato nella prossima fase della sua vita. E noi? Siamo disposti ad usare i nostri soldi e le nostre risorse per aiutare gli altri, specialmente i poveri, che ci possono benedire nella prossima fase della nostra vita? Nel tuo giorno giudizio i poveri e i bisognosi saranno in grado di parlare a tua difesa? I poveri saranno presenti tra gli angeli e i santi che ti daranno il benvenuto nelle dimore eterne? Non so voi, ma io voglio che i  poveri preghino e parlino con Dio a mia difesa nel giorno in cui sarò giudicato. La Scrittura dice che il Signore ascolta il grido dei poveri e dei bisognosi.

In questo Vangelo il Signore Gesù ci dice di essere saggi nel nostro uso delle ricchezze mondane (che l'idioma ebraico chiama "disonesta ricchezza" che indica l'intrinseca ingiustizia di questo mondo). Ora il mondo ci dice di prendere le nostre ricchezze e di investirle con saggezza in modo tale da trarre benefici futuri. Ebbene il Signore dice la stessa cosa. Egli dice: "Usa il tuo denaro con saggezza. Investilo bene." Come? Depositandolo in cielo. Come facciamo a farlo? Regalandolo. In questo modo sarà veramente tuo. Non puoi portarlo con te, ma è possibile spedirlo come se fosse un pacchetto postale. La Scrittura sviluppa anche altrove questo concetto: “A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.
(1 Tm 6,17)
Si noti che il passaggio dice che attraverso la loro generosità quaggiù, il ricco accumula un tesoro in cielo. Questo è il principio scritturale e il grande paradosso nel Regno di Dio: che noi conserviamo qualcosa di eterno, dandolo via. Salviamo la nostra vita perdendola, conserviamo il nostro tesoro e lo accumuliamo in cielo dandolo via. Quindi, investite, amici miei, investite con saggezza! “accumulate per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano” (Mt 6,20)

C. Principio di aumento - la persona che è fedele anche nelle cose molto piccole è affidabile anche nelle grandi, e chi è disonesto nelle cose molto piccole è disonesto anche in quelle grandi. Se dunque non siete stati fedeli con la ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? Se non siete stati fedeli in ciò che appartiene a un altro, che vi darà ciò che è vostro? Qual è la piccola cosa di cui il Signore parla e in cui ci possiamo dimostrare degni di fiducia? Questa cosa è il denaro. Noi ci comportiamo come se i soldi fossero la cosa più importante nella vita. Ma le cose spirituali sono più importanti. La Scrittura lo attesta chiaramente: La prima lettera di Pietro dice che la nostra fede è minerale d’oro prezioso provato con il fuoco. Il libro dei Salmi (19,10), dice “Le parole del Signore sono più preziose dell'oro, più di molto oro fino: sono più dolci del miele, di un favo di miele stillante”. Allora Dio dice: vediamo come ti comporti nella piccola, ma significativa, questione dei soldi, poi vedrò se sarai in grado di gestire benedizioni più grandi. Pensi che sarai capace di gestire il Cielo e la benedizione spirituale della santità? Beh, vediamo, se sei degno di fiducia con la ricchezza mondana, Dio ti darà la vera ricchezza. Se sei affidabile in ciò che appartiene a Dio, sarà Lui a darti un giorno ciò che è tuo. Volete di più anche qui? Usate bene quello che avete già ricevuto. Allora Dio saprà che può fidarsi di più. Volete crescere? Una canzone gospel dice: “Bisogna essere fedeli nel poco per regnare su molte cose. Sii fedele fino alla morte, e Dio ti darà la corona della vita.”

D. principio di indivisibilità - Nessun servo può servire due padroni. O odierà uno e amerà l'altro, o sarà affezionato a uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e mammona. Prestate attenzione. Servire, significa obbedire. La maggior parte delle persone obbediscono ai soldi, al benessere e al culto dello standard di vita americano, prima di obbedire a Dio. Si rispettano prima gli obblighi mondani, e poi si dà a Dio ciò che resta. Ma noi siamo chiamati a obbedire a Dio solo, ad avere un cuore non diviso. Il testo qui è forte, non è possibile obbedire al mondo (ai soldi) e credere anche di obbedire a Dio. Devi scegliere quello che è più importante. Ora non ditemi che abbiamo bisogno di tantissima grazia e misericordia a questo proposito! Il denaro e il richiamo del mondo sono molto potenti. Preferire Dio al mondo significa mettersi in ginocchio e pregare per un miracolo.

18 settembre 2010

Piccolo è ancora bello


Mentre la cultura degli Stati Uniti continua a deteriorarsi, a volte i cattolici vengono esortati ad essere contro-culturali, con la qual cosa si intende di solito il resistere alle lusinghe della società in materia di divorzio, di contraccezione, di aborto, di intrattenimenti lascivi e simili. E questo è un tipo di resistenza contro-culturale che approvo di tutto cuore. La mia unica eccezione è che questo non è abbastanza. Perché c’è anche tutto un altro aspetto del mondo moderno che è ugualmente distruttivo per la vita cristiana e che in realtà è stato altrettanto responsabile del decadimento della nostra cultura quanto i mali di cui sopra. Questo altro aspetto consiste nell’attacco portato dal mercantilismo e dalla tecnologia moderna. E' l'attacco del nostro sistema economico dominante, il capitalismo, accompagnato dalla crescita scientifica e tecnologica, che ci piace chiamare progresso, anche se non abbiamo idea verso che cosa stiamo progredendo. In realtà, è come la crescita di un cancro, che non ha una fine intrinseca o una causa finale, e il cui ampliamento comporterà solo la morte di tutto ciò che vive.

Nel ventesimo secolo, molti scrittori cattolici erano consapevoli che il problema della modernità era più ampio che non il problema dell’irreligione o del libertinaggio. Pensatori particolarmente percettivi come G.K. Chesterton, Hilaire Belloc, Vincent McNabb, Christopher Dawson e molti altri, si sono resi conto che la mercantilizzazione della vita, fin dal secolo XVIII, e la concentrazione della proprietà produttiva in agglomerati sempre più grandi, sia industriali, che commerciali o politici, costituivano ugualmente delle minacce per il benessere dell'umanità. Ma oggi, almeno negli Stati Uniti, molti cattolici vedere solo una metà del quadro, una metà di quelle forze che hanno troppo spesso distrutto le loro famiglie e i loro quartieri e le loro comunità e anche la loro salute spirituale. Come si possa non rendersi conto di questo, quando la televisione, uno delle più funeste forze schierate contro di noi, è alimentata soprattutto dal perseguimento del dollaro onnipotente, è difficile da capire. Ma di questo parleremo più avanti.

Nel 1973, E.F. Schumacher, economista convertito al cattolicesimo, scrisse un libro intitolato “Piccolo è bello”. In questo libro egli ha dettagliato gli effetti distruttivi della moderna, instancabile ricerca, da parte del mondo moderno, della grande dimensione.
Il sottotitolo del suo libro, "Economia come se la gente contasse qualcosa" (Economics as if people mattered), presenta il nocciolo della sua tesi. Gli economisti moderni, anzi, tutta la tradizione economica a partire da Adam Smith, compresi gli economisti marxisti - sembrano trattare le persone, gli esseri umani per cui Cristo soffrì e morì, come delle statistiche, come materiale grezzo, come un fattore produttivo come qualunque altro nel processo di produzione. Qualunque effetto abbiano effettivamente le politiche economiche sulle famiglie e sulle comunità, per non parlare delle anime, a loro non interessa, basta che i loro dati macroeconomici siano in aumento: i prezzi delle azioni, il PIL più alto, numeri più alti di ogni genere. Come Schumacher ha scritto e come ribadisce Pearce, il prodotto nazionale lordo "somma tutto insieme, che sia buono o cattivo, sano o malsano, che sostenga la vita o la distrugga". Questa è la moderna scienza economica.

Il secondo grande nemico che Schumacher ha attaccato è stato il culto della tecnologia. È ovvio che le macchine devono essere serve dell'uomo, e non i suoi padroni, ma è una verità che sembra essere ripetuta senza che venga mai fatto nulla. Non solo nei paesi poveri della terra, dove l'importazione acritica della tecnologia del moderno Occidente ha causato danni incalcolabili alle tradizionali strutture sociali, ma anche nel nostro paese, la tecnologia moderna è certamente uno degli elementi principali che aiuta a creare la moderna società occidentale priva di radici e morente. Il libro di Schumacher ha ricevuto una grande attenzione negli anni 1970, ma col tempo l’attenzione è abbastanza svanita. Ora, Joseph Pearce, conosciuto in questo paese in quanto autore di “Literary Converts” (convertiti letterari) e di biografie di Chesterton, Tolkien e Solzenicyn, ha scritto un aggiornamento quanto mai necessario del libro di Schumacher, un altro invito al giusto tipo di azione e ci ha rammentato che le cose non sono affatto migliorate dal 1973. Il libro di Pearce è almeno altrettanto incisivo di quello di Schumacher, e ci conviene ascoltare il suo messaggio.

Il punto centrale della tesi di Pearce può essere abbozzato come segue: Le nostre attuali politiche economiche glorificano una crescita senza scopo e senza motivo; poco importa ciò che viene prodotto, a patto che sia vendibile e misurabile. Ma questo atteggiamento ha contribuito a falsare la prospettiva degli uomini, in modo che invece di considerare la cupidigia come un peccato (anzi, uno dei sette peccati capitali), l’avidità è diventata una virtù, una virtù necessaria per mantenere il motore economico in funzione. Acquistare di più o andremo in recessione; continuare a comprare, comprare questo e quello, comprare qualsiasi cosa. Queste sono le parole d'ordine della vita di oggi.

La moderazione, la temperanza nel senso di moderazione nelle cose che possediamo e nell’uso dei beni materiali, sono cose completamente sorpassate. Sono cose di cui non si sente più parlare. Più nuovo, più grande, più veloce, più costoso - milioni di dollari vengono spesi tutti i giorni cercando di convincerci a desiderare queste cose e poi ad aprire il portafogli e prendere le nostre carte di credito e comprarle. "Se abbiamo cibo e vestiti", ha detto San Paolo, "accontentiamoci di questo" (I Tim. 6,8). Ma il mondo moderno non vuole che nessuno si accontenti di nulla, non della sua casa, della sua macchina, della sua televisione, dell'orologio, del suo dopobarba. E c’è un passo molto breve tra l’essere scontenti di tutte queste cose e l’essere ugualmente scontenti della propria moglie o del marito e essere altrettanto pronti a cambiare lui o lei per un modello più recente. Come scrive Pearce: "I sette peccati capitali del cristianesimo sono diventati le sette virtù mortali del consumismo".

Questo culto del materialismo si basa su, ed ha contribuito a, produrre, una tecnologia che è distruttiva ed è un pericolo per la nostra salute e per la salute del mondo in cui viviamo. Anche se può essere di moda, in alcuni ambienti, il prendere in giro gli ambientalisti, e anche se è vero che spesso coloro che sembrano più preoccupati per la salute del nostro pianeta, rendendosi conto solo di una parte del problema, sono diventati nemici degli uomini, (in realtà il pianeta deve servire per il bene degli uomini), la preoccupazione per l'ambiente è una preoccupazione molto cattolica. Non solo l'attuale Santo Padre ha parlato di questo in molte occasioni, ma nel lontano 1935 Christopher Dawson ci ha avvertito che la nostra civiltà borghese, ormai divorziata "dalla natura e dalla vita della terra", riguarda solo gli "oggetti di scambio, il cui valore si misura esclusivamente in termini di denaro", e comporta la "distruzione delle campagne e l'inquinamento della terra e dell'aria e delle acque."

Pearce persegue la sua argomentazione con vigore e passione. La sua critica alle icone più amate dell’ Occidente moderno è implacabile. Il primo oggetto della sua critica è la stessa disciplina dell’Economia, come praticata dalla quasi totalità degli economisti di oggi. L’accusa di Pearce (e di Schumacher) è che questo tipo di economia non riesce a vedere che le proprie procedure puramente quantitative necessariamente possono giudicare solo delle quantità. Ma gli esseri umani non sono creature puramente quantitative.

L'errore fondamentale dell’economia moderna è il suo approccio meccanicistico. Essa si è evoluta, in modo sempre più intransigente, in senso puramente quantitativo, in quanto crea modelli econometrici basati sulla teoria matematica che assume che le azioni delle persone siano essenzialmente equiparabili al comportamento degli atomi.

Naturalmente, se si guarda solo alla quantità, la quantità diventa in definitiva l'unica misura del valore. Quindi, anche se gli economisti di oggi pretendono che la loro scienza sia "neutra rispetto ai valori", quella che essi chiamano "economia positiva", in contrapposizione con "economia normativa", in realtà, questa cosiddetta economia positiva è piena di giudizi su quello che ha valore.

Il libero scambio, per esempio, viene raccomandato perché si suppone che dia luogo ad un minor costo dei beni, che di solito è la finalità ultima degli economisti. Il fatto che le merci siano più economiche viene pertanto preferito rispetto a tutti i mali possibili che possono derivare dal libero scambio, come i posti di lavoro persi, lo sconvolgimento delle comunità, le imprese che falliscono, acqua o aria sporca, ecc. Questi fattori in qualche modo sfuggono alle equazioni macroeconomiche, spesso perché non possono essere quantificati.

Questi giudizi etici mascherati fatti dagli economisti sono ben riassunti da Pearce nella frase, "Diventa ricco, sii felice”. Ma la maggior parte delle persone che pensano, per non parlare di coloro che affermano di aderire al Vangelo, sanno che questa non è altro che una menzogna. Ho già citato le parole di San Paolo sull’accontentarsi dei beni materiali che abbiamo. Ma se si continua la citazione, le sue parole sono ancora più schiaccianti rispetto al nostro modo moderno di vita:

“Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.” (I Timoteo 6,9-10)

Il Vangelo è molto chiaro circa i pericoli della ricchezza e del materialismo. Quindi i cattolici in passato hanno tratto le conclusioni logiche dalle parole di Nostro Signore e degli apostoli. In particolare, i nostri padri medievali nella fede hanno elaborato un vero e proprio codice morale relativo alla ricchezza. Bede Jarrett lo riassume così nel suo libro “Le teorie sociali del Medioevo”:

Impegnarsi nelle attività commerciali, al mero scopo di fare più soldi, non è una giustificazione sufficiente, perchè il denaro deve essere solo un mezzo per un fine. Rendere il denaro un fine a se stesso equivale a rovinare la vita dell'uomo, perché la vita viene derubata del suo scopo preciso”.

Pearce perviene alla medesima verità quando chiede:

“A che punto la gente deciderà di essere abbastanza ricca per essere felice ...? Infatti, che cosa è esattamente 'abbastanza'? l'economia classica, ossessionata con l’idea di una crescita perpetua, non ha il concetto di 'sufficiente'. Al contrario, la parola chiave in economia non è 'abbastanza', ma 'di più'. "

E perché non si pensi che in qualche modo la Chiesa non creda più a queste cose, si considerino queste parole di Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus:

Non è male desiderare di vivere meglio, ciò che è sbagliato è uno stile di vita che si presume essere migliore quando è diretto verso "l’avere" piuttosto che verso "l’essere", e che vuole avere di più, non per essere di più, ma per trascorrere la vita nel godimento come un fine in sé.”

Ora, a che cosa ci ha portati tutto questo? Quali sono stati i risultati del moderno processo economico? Pearce cita alcuni di questi risultati: la morte delle culture rurali, le gigantesche città inquinate (soprattutto nei paesi poveri), il suolo che è stato depauperato delle sue sostanze minerali e nutrienti mediante il costante utilizzo di fertilizzanti chimici, gli alimenti derubati del loro valore nutritivo. Però attenti, economisti: Disastri come questi hanno alimentato ampiamente l’attuale movimento ambientalista.
Ma i cattolici ortodossi hanno nel complesso la tendenza a stare lontani da quel movimento perché la maggior parte dei gruppi ambientalisti in genere è pro-aborto, pro-eutanasia, e vedono la salvezza del mondo nel respingere la civiltà occidentale e tutto ciò che essa rappresenta. Ma forse un paio di distinzioni potrebbero aiutarci a chiarificare un po’ il nostro pensiero.

La prima distinzione è quella tra le persone, e il modo in cui vivono le persone. Schumacher ne fa cenno e viene citato da Pearce:

“Non è il gran numero di poveri del mondo che mettono in pericolo l’Astronave Terra, ma il numero relativamente ridotto di ricchi del mondo. La minaccia per l'ambiente, e in particolare alle risorse mondiali e la biosfera, proviene dallo stile di vita della società ricche e non da quella dei poveri ... Un povero americano può fare molto di più danni ecologici che un ricco asiatico.”

Questo può essere visto confrontando alcuni numeri. Il consumo pro capite di energia negli Stati Uniti è passato da 337 milioni di Btu (British Thermal Units), nel 1990 a 352 del 1996.
Le stesse cifre per il Brasile sono 39 e 46, per il Bangladesh, 2 e 3. Se magari riteniamo che il tenore di vita di quei Paesi sia troppo basso, le cifre per la Francia sono 156 e 169, per l'Irlanda 105 e 127.

Negli Stati Uniti, mentre la media di persone per famiglia è diminuita, la dimensione media delle case di nuova costruzione è aumentata. Nel 1970, la dimensione media di una nuova casa unifamiliare era 150 metri quadrati; nel 1996 era aumentata a 212. Nel 1970, la famiglia media era 3,58 persone, nel 1996 è passata a 3,20 persone. Chiaramente il modo di vita americano è basato sullo spreco, anche in confronto ad altri paesi ricchi.

Purtroppo sembra che alcuni ambientalisti preferirebbero prendere la via più facile, cercando di liberare il mondo dei poveri piuttosto che cercare di convincere i loro concittadini ricchi di vivere meno dispendiosamente. Sicuramente la prima via è più facile da percorrere rispetto alla seconda. Ma noi dobbiamo abbracciare volentieri il tipo di vita che San Paolo ci raccomanda, una vita in cui ci accontentiamo del necessario. Forse, se i cattolici fossero all'avanguardia di un movimento ambientalista sano, uno che rifiuti l'aborto e la contraccezione, come pure i lussi inutili e i gadget del moderno occidente, poi potremmo essere più in grado di attrarre alla verità alcuni degli ambientalisti della variante neopagana.

La nostra seconda distinzione riguarda la questione del disprezzo, diffuso tra gli ambientalisti, per la civiltà occidentale, e comporta la distinzione tra l'Occidente come lo è oggi e l'Occidente come l'incarnazione della civiltà cristiana, come “la Cristianità”. Non ci vuole molto per dimostrare che l'Occidente così come è oggi non è più “la Cristianità”. Ma dobbiamo chiederci qual è quell’occidente che provoca l'odio di tanti ambientalisti secolarizzati. Infatti, quando l’atteggiamento moderno dell'Occidente verso il denaro e la tecnologia vengono confrontati con quello della Cristianità storica, si può vedere che i nemici della civiltà occidentale sono altrettanto confusi su ciò essi odiano realmente, quanto i difensori dell'Occidente sono confusi su ciò che essi amano realmente, perché ci sono alcuni che pensano che difendere la cultura cartesiana e laica degli ultimi secoli equivalga in qualche modo a difendere la cultura cristiana e aristotelica del Medioevo! Perchè la rivoluzione scientifica e tecnologica, che presumibilmente costituisce l'essenza dell'Occidente, è decollata solo quando si è tolto di mezzo Aristotele. Come ha scritto Henry Veatch nella stessa epoca in cui Schumacher scriveva:

“Non è forse una coincidenza singolare che nella grandissima confusione di ciò che potremmo chiamare la nostra cultura contemporanea giovanile, un certo numero di giovani ha cominciato a provare un sentimento di ripulsa nei confronti di tutta la gamma della scienza moderna e della tecnologia (ndt: erano gli anni immediatamente dopo il ’68)? Non solo, ma non esiterebbero a sbarazzarsi, oltre che della scienza, di tutta la sovrastruttura filosofica e culturale che è stato eretta sopra il nostro culto sempre più frenetico e acritico della scienza e della tecnologia, per come si sono sviluppate negli ultimi trecento anni. Ora, l'ironia è che il boom della scienza moderna e della cosiddetta filosofia moderna era originariamente associato, certamente nella mente di uomini come Galileo e Cartesio, con un deciso ripudio di Aristotele: fu proprio la sua influenza che si è ritenuto necessario distruggere, radici e rami, prima che la scienza e la filosofia moderna potessero decollare. Di conseguenza, potrebbe essere che, come tanti di noi oggi stanno girando le spalle così amaramente a tutti i risultati conseguiti dalla cultura moderna, potremmo ritrovarci propensi, forse anche costretti, a tornare a quell’aristotelismo che ha preceduto ed è stato considerato antitetico a tutto l'esperimento moderno nell’ambito della conoscenza e della vita?”

Se diciamo, quindi, di aderire alla tradizione classica e medievale occidentale, come definita da ciò che una volta era la Cristianità, faremmo bene a mettere in discussione molti dei prodotti più recenti del pensiero occidentale, prodotti che per il loro uso dispendioso e spietato del mondo naturale giustamente provocano il disprezzo di molti che sono altrimenti ben lungi dall'essere in sintonia con il cristianesimo. Quindi, prima di condannare il movimento ambientalista, che è effettivamente molto confuso, come se fosse opera del demonio, si deve tentare di distinguere i suoi elementi buoni dai suoi elementi cattivi. Troveremo, credo, che nella sua opposizione alla scienza e la tecnologia galoppante, afferma delle verità che sono più vicine a quelli dei nostri antenati nella fede che non molte delle facili argomentazioni di alcuni che affermano di essere i difensori della tradizione occidentale.

Quello per cui dovremmo lottare, come dice Pearce, è un modo di vita che possa "funzionare in armonia con i processi naturali" piuttosto che uno che cerca "di sconfiggere la natura attraverso l'uso di armi biologiche e chimiche". Quali sarebbero le tecnologie appropriate? (Sostenute e in gran parte rese popolari da Schumacher): l’agricoltura biologica, il consumo di prodotti locali, per quanto possibile, ecc. Queste sono alcune delle cose necessarie nei paesi poveri di Asia e America Latina ma anche in Nord America e Europa occidentale. Se mettiamo al primo posto le persone e il modo di vivere, allora i progetti volti a costituire strutture, politiche ed economiche, sempre più grandi e impersonali, come l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) o l'Unione europea (entrambi messe alla gogna da Pearce), possono essere sostituiti da organismi che rispettano l'uomo perché sono costruiti a misura d'uomo. E dato che rispettano l'uomo, è meno probabile che danneggino la Terra, dalla cui salute dipende la salute dell’uomo. E se tutto questo sembra troppo radicale o troppo estremo, dobbiamo ricordare le parole di Giovanni Paolo II nella sua Sollicitudo rei socialis del 1987 in cui afferma che "il risultato diretto o indiretto dell'industrializzazione è, sempre più spesso, l'inquinamento dell'ambiente, con gravi conseguenze per la salute della popolazione "

Pearce dedica diversi capitoli a esempi concreti di attività economiche sane. Un capitolo tratta la rinascita, che ha riscosso un notevole successo, di piccole fabbriche di birra in Inghilterra e altrove, e un altro di cooperative, soprattutto Equity Shoes di Leicester, in Inghilterra, una società cooperativa che produce calzature che è stata fondata nel 1887. Questi tipi di aziende riconoscono che il processo economico è molto più che non il rialzo dei corsi azionari o i bilanci più pingui; c'è la preoccupazione dell'artigiano per un prodotto di qualità, vi è la preoccupazione per un salario sufficiente per il sostentamento della famiglia e per un ambiente di lavoro che sia sano sia fisicamente che psicologicamente, c’è la preoccupazione per la gente e per la terra e perfino per le piante e gli animali nella zona in cui si trova la propria azienda. L'economia è realistica solo quando si riconosce che esistono molte più cose di ciò che è comunemente considerato “economico”.

Pearce, tuttavia, (e Schumacher) insistono sul fatto che, più di ogni riforma strutturale, l'uomo ha bisogno soprattutto di una mentalità diversa. Prima di poter sperare di mettere in pratica qualsiasi riforma in economia o in politica, o nella tecnologia, dobbiamo cambiare il modo di pensare.
“La scienza ha dato all'umanità la conoscenza, ma non la saggezza di utilizzare tale conoscenza con prudenza. L’Homo tecnologicus, privo di qualsiasi visione metafisica, sa come fare le cose senza sapere perché le fa, o se è bene farle. Noi le facciamo perché siamo in grado di farle, non perché è bene farle. Anzi, facciamo molte cose per l’unico motivo che siamo capaci di farle.”

Pearce continua dicendo:

“Perché, si potrebbe essere tentati di chiedere, dobbiamo occuparci di oscure questioni di filosofia, quando il nostro mondo è in pericolo imminente? Perché preoccuparsi di metafisica nebulosa quando c'è bisogno di azioni concrete e soluzioni immediate ai problemi del mondo? La risposta è semplice. Non ci può essere alcuna soluzione ai problemi del mondo fino a quando le loro cause non siano ben comprese. I problemi sono stati causati da una umanità che è in preda a una visione di se stessa e del suo ambiente che è essenzialmente egocentrica. Se l'egoismo è una virtù, se è lo scopo finale della vita, c’è da meravigliarsi se il mondo non ha altro obiettivo che la sfrenata crescita economica in modo che la frenesia del consumismo possa continuare indefinitamente?”

Così, dice Pearce, ciò che è veramente necessario sono le virtù cardinali.

Come Schumacher ha scritto: "Eppure, dato che la vera causa dei nostri problemi è l’intemperanza, come potremmo sperare di tenere sotto controllo l'inquinamento o la popolazione o il consumo di risorse, se non siamo capaci di controllare noi stessi ?"

In primo luogo, la lotta è di tipo morale. I nostri due blocchi contrapposti, la destra e la sinistra, conservatori e socialisti, sono entrambi ciechi rispetto ad una visione globale della realtà, anche se ogni schieramento coglie alcune verità parziali. Ogni blocco vede chiaramente le sue poche verità e vede altrettanto chiaramente gli errori e le falsità del suo nemico. E la maggior parte delle persone, dando retta alla massima perniciosa che il nemico del mio nemico è mio amico, si uniscono con qualsiasi gruppo sembri detenere la maggior parte della verità, e poi condannano senza appello tutto ciò che viene sostenuto dall’altro gruppo. Così, dato che la maggior parte di quelli che sostengono i diritti dei lavoratori e il rispetto dell'ambiente favoriscono anche l'uccisione dei non nati, quelli che vedono il male dell'aborto ritengono che i diritti dei lavoratori e dell'ambiente siano cose che a loro non interessano.
Aggiungiamo a tutto questo una grande dose di ipocrisia umana (dalla sinistra ricca che sorseggia champagne e mangia Brie mentre fa la campagna elettorale a favore dei lavoratori agricoli impoveriti in America centrale, al due volte divorziato Newt Gingrich, che vorrebbe farsi passare per il leader della rivoluzione conservatrice), e abbiamo una ricetta per una lotta senza fine e per un'azione poco costruttiva. Ma i cattolici ortodossi non dovrebbe permettere ai loro nemici di definire le loro convinzioni o le loro cause per loro. Dobbiamo guardare agli insegnamenti che ci ha trasmessi la Chiesa, e sostenere ciò che è giusto e buono, indipendentemente da chi altro si riveli essere un alleato o un nemico. Altrimenti stiamo favorendo un progetto satanico, che è riuscito a dividere il mondo in due gruppi in guerra, ognuno in gran parte cieco rispetto alle proprie colpe e alle virtù o verità che l'altro gruppo possa avere.

Anche se Pearce, che è un cattolico, non ha scritto un libro esplicitamente cattolico, “Piccolo è ancora bello” contiene numerosi riferimenti favorevoli alla Chiesa cattolica. Pearce cita o fa allusioni a S. Tommaso, Dante, quasi ogni papa a partire da Leone XIII, Chesterton, Belloc e ad altri scrittori cattolici. Il suo desiderio lodevole di raggiungere un vasto pubblico può spiegare la sua decisione di non scrivere più apertamente come cattolico. Credo, tuttavia, che nel suo sforzo per evidenziare il fatto che tutte le culture tradizionali del mondo hanno atteggiamenti simili di moderazione verso l'uso dei beni materiali, Pearce, a volte sia andato troppo lontano. Ad esempio, egli cita con approvazione Ananda Coomaraswamy:

“Se tralasciamo ... le filosofie modernistiche e individualistiche di oggi, e consideriamo solo la grande tradizione dei grandi filosofi, la cui filosofia era una religione che doveva essere vissuta se voleva essere capita, si scoprirà presto che le distinzioni di cultura in Oriente e Occidente... sono
paragonabili solo a quelle di dialetti, tutti stanno parlando ciò che è essenzialmente un solo e unico linguaggio spirituale, utilizzando parole diverse, ma esprimendo le stesse idee, e molto spesso per mezzo di idiomi identici. Altrimenti detto, vi è un linguaggio universalmente comprensibile, non solo verbale ma anche visivo, delle idee fondamentali su cui le diverse civiltà sono state fondate.”

Qualunque cosa Pearce abbia capito della frase "tutti stanno parlando ciò che è essenzialmente un solo e unico linguaggio spirituale", temo che ciò che Coomaraswamy, un buddista, intende è qualcosa che un cattolico non può accettare. E anche se, per esempio, C.S. Lewis, in appendice a “L'abolizione dell'uomo”, cita le Scritture di molte diverse tradizioni per dimostrare che tutta l'umanità ha avuto più o meno la stessa morale, questo non equivale a dire che tutti gli uomini parlano "essenzialmente un solo e unico linguaggio spirituale." Oggi, quando l’indifferentismo e il sincretismo nella religione sono tra i maggiori pericoli intellettuali da fronteggiare, credo che ci siano modi migliori e più sicuri di dire ciò che Pearce, probabilmente, intendeva dire.

Inoltre, un cattolico deve riconoscere che la ragione per cui l'uomo agisce come agisce, è in definitiva il risultato del peccato originale. E noi certo non possiamo sperare di superare la forza potente dell’appetito dell'uomo semplicemente con la sapienza umana tradizionale, anche quando tale sapienza dice delle cose giuste. Solo per mezzo della grazia di Gesù Cristo l'umanità può sperare di convertire il suo stile di vita. Se, come avvertono Schumacher e Pearce, è la virtù la prima cosa di cui gli uomini hanno bisogno, dove è possibile trovarla tranne che nella grazia di Gesù Cristo che passa attraverso i sacramenti? C'è solo una fonte di grazia nel mondo, anche se Dio non è limitato ai sacramenti nel conferire tale grazia. Noi stessi non possiamo avere alcuna aspettativa di trovarla tranne che attraverso i suoi canali ordinari (i sacramenti, appunto).

Quindi vi consiglio questo libro, così come il libro di Schumacher, “Piccolo è bello”, che è ancora molto rilevante; oppure l’altro libro, meno conosciuto, ma forse ancora più bello, intitolato “Buon lavoro” (Good Work). Li raccomando in particolare ai cattolici che non capiscono come la fede si rapporti alle grandi questioni culturali degli ultimi secoli, in particolare alle questioni più importanti dell'economia e della tecnologia. Se non ci rendiamo conto che questi due settori della vita umana hanno importanti implicazioni teologiche e filosofiche, non riusciamo a capire appieno ciò che è avvenuto negli ultimi secoli. Lo dico anche se leggere “Piccolo è ancora bello” ci può far arrabbiare, o portarci quasi alla disperazione. Perché, è davvero probabile che se gli uomini ascoltassero Pearce, verrebbe scongiurato il pericolo del mercantilismo e della tecnologia anti-umana? Ma anche se solo una persona inizia a mettere in ordine il suo pensiero e la sua anima leggendo questo libro, o quelli di Schumacher, allora il mondo sarà un’offerta di maggior valore al Sacro Cuore, e l'autore avrà raggiunto il suo scopo.

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17 settembre 2010

Fare bene la Comunione

Negli ultimi commenti sul blog alcuni si sono lamentati che non è stata abbastanza messa in risalto la necessità di ricevere la comunione degnamente. Capisco la preoccupazione che essi esprimono, ma sento anche la necessità di affrontare la questione con attenzione. Questo perché ci sono in ballo due beni importanti, che devono essere tenuti in equilibrio:

- ricevere frequentemente la Santa Comunione, che è un cibo grande e necessario per noi, come Gesù insiste in Gv 6:50-55;

- ricevere degnamente la Santa Comunione; sulla necessità di questo punto lo Spirito Santo ci mette in guardia, attraverso San Paolo, in 1 Cor 11:27.
Diamo un'occhiata a questi testi brevemente.

Gesù è stato molto chiaro nell’insegnare che la Santa Eucaristia è un alimento necessario per noi:

“Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Gesù disse loro: "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. (Giovanni 6:50-53)

Quindi appare chiaro che è essenziale ricevere la santa Comunione frequentemente, se non ogni settimana. La prassi della Chiesa di celebrare la messa ogni giorno (o ogni settimana come nei riti orientali) e di offrire la Santa Comunione ad ogni Messa conferma l’interpretazione delle parole del Signore che è necessario che i fedeli ricevano l'Eucaristia con una certa frequenza, preferibilmente ogni settimana.
 Questa pratica ci distingue dalle nozioni protestanti in cui la ricezione frequente della santa Comunione (ammesso e non concesso che la consacrazione avvenga validamente) è stata in gran parte annullata. Il "se non mangiate" in questo testo è una espressione piuttosto forte che non può ignorata facilmente. Gesù insegna che in effetti la Santa Comunione è una conditio sine qua non per avere la vita. In altre parole è un alimento essenziale senza il quale stiamo morendo spiritualmente. Così questo è un punto su cui la Chiesa deve insistere, il ricevere frequentemente gli alimenti necessari.

Ma le Scritture insegnano anche la necessità di riceverla degnamente, cioè avendo formato il giudizio, in coscienza, di non essere in peccato grave. E anche qui il testo è molto chiaro e forte:

“Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati” (1 Cor 11:27-31)

Così, la Scrittura considera la ricezione indegna o noncurante della Santa Comunione come una cosa molto grave dal momento che è un peccato fatto direttamente contro il Corpo del Signore. San Paolo collega a questo anche delle punizioni severe da parte di Dio: malattie, anche la morte. Tutti coloro che commettono tale peccato attirano il giudizio su se stessi, il che per lo meno richiede una correzione da parte del Signore e, forse, una condanna. Questo testo, come pure la Tradizione, ha fatto sì che la Chiesa mettesse in guardia qualsiasi fedele consapevole di peccato mortale di astenersi dalla Santa Comunione fino a quando non fosse riconciliato attraverso la confessione.
Agendo così la Chiesa non è "cattiva" o "restrittiva" come dicono alcuni. Invece essa è fedele alla Scrittura e compie un gesto di carità verso i fedeli mettendoli in guardia nei confronti di quelle cose che  li possono mettere sotto un giudizio di condanna.

La Chiesa ha lottato nei secoli per mantenere i fedeli in equilibrio rispetto a questi due valori. In effetti per molti secoli la gente è rimasta lontana dal ricevere la Santa Comunione, ricevendo solo molto raramente. Mi ricordo che mia nonna (che era nata nel 1896) una volta mi ha detto che quando era bambina quasi nessuno andava a fare la Comunione. In una Chiesa piena di centinaia di persone, capitava spesso che nessuno andasse a farla. Nonostante la confessione, molti si ritenevano comunque indegni. Questa ricezione poco frequente aveva indotto la Chiesa nel Medioevo ad insistere sul "Precetto pasquale" che ha richiesto ai fedeli, a titolo di precetto, di ricevere la Santa Comunione almeno una volta l'anno nel tempo pasquale, dopo aver fatto la Confessione sacramentale, ove necessaria. Durante il Medioevo perfino i monaci e le monache facevano la Comunione solo poche volte all'anno! Più di recente, al volgere del secolo scorso, il Papa Pio X aveva incoraggiato la ricezione più frequente della Comunione Eucaristica, tra l’altro anticipando di parecchio l'età della prima comunione.

La Comunione poco frequente fu un estremo. Ultimamente sembra che abbiamo l'altro estremo in cui quasi tutti i presenti alla Messa ricevono la Comunione, ma solo una piccola percentuale di essi si sono confessati di recente. Per ricevere degnamente la Comunione bisogna essere liberi dal peccato mortale.
 Oggi, molto pochi dei fedeli hanno le nozioni necessarie dei requisiti per ricevere degnamente la Comunione. Ciò è dovuto alla catechesi fatta male, nonché ad un mutamento della percezione del peccato in generale e del peccato mortale in particolare. Molti, in effetti, non hanno le idee chiare su ciò che costituisce peccato mortale. Sono stato sorpreso di apprendere all'inizio del mio sacerdozio, che molti giovani non avevano la minima idea di ciò che significava l'espressione "peccato mortale". Alcuni immaginavano che significasse aver ucciso qualcuno. Ho provato a riferirmi ad esso come “peccato grave”, ma ho anche scoperto che molte persone non prendono sul serio un sacco di cose.

La maggior parte dei sacerdoti sono consapevoli che bisogna lavorare molto per rimediare a questa situazione. Dire semplicemente "confessatevi più spesso" non basta, dato che molti, pur ammettendo la presenza del peccato nella loro vita, non vedono come grave la propria situazione. "Dopo tutto nessuno è perfetto, Padre", questa è la profondità del senso del peccato di alcuni. Anche in questo caso, la catechesi e la predicazione fatte male sono in parte responsabili.


Come siamo arrivati a questo punto? Secondo me stiamo vivendo una reazione (in realtà una reazione eccessiva) al concetto di peccato che era diffuso nel 1950. Sono nato nel 1961 e, non essendo stato in vita nel 1950, (tanto meno ero prete), devo fare affidamento per le mie informazioni su quel periodo nella Chiesa, sui sacerdoti più anziani, sugli anziani in generale e anche su aspetti di quel tempo di cui si sente l'eco nelle confessioni e nei modi di pensare delle persone anziane di oggi. Da queste fonti è sorta la mia valutazione, che nel 1950 e prima vigeva una nozione molto oggettiva di peccato che teneva poco conto delle circostanze e/o di fattori personali.


Un paio di esempi possono illustrare questo punto. Un vecchio prete mi ha detto che una volta aveva incontrato una donna che insisteva per confessarsi, perché aveva commesso un peccato mortale recandosi in Chiesa. Sembra che il peccato fosse quello di aver rotto il digiuno. Quello che era successo è che una mosca le era volata in bocca e lei la aveva ingoiata per sbaglio. Anche se il prete ha cercato di rassicurarla che lei non aveva nessuna colpa, lei insisteva che la mosca costituiva "nutrimento",  e aveva bisogno di essere assolta per poter ricevere la Comunione. Altri sacerdoti più anziani mi dicono storie simili, anche se meno bizzarre. Pare che questo facesse parte della formazione dei fedeli a quei tempi. Ho avuto alcune  conferme personali di questo genere di pensiero durante i miei 21 anni di sacerdozio. Ad esempio, due volte questo inverno passato abbiamo avuto delle forti nevicate qui a Washington, che  si sono avvicinate ai 75 centimetri. Nonostante questo, ho avuto un certo numero di anziani che hanno confessato di aver perso la Messa in questi fine settimana. Quando ho ricordato loro che era impossibile uscire con 75 centimetri di neve, ribattevano imperturbabili: "Ma è stato un peccato perdere la Messa, Padre." Ho imparato ad accettare che questa era la loro formazione. Gli hanno insegnato che il peccato è solo una cosa molto oggettiva. Le circostanze erano del tutto fuori luogo.


Ora, mentre questo pensiero potrebbe essere stato accettato da molti della generazione più vecchia, è chiaro che tale pensiero meccanicistico è stata respinto da molti durante la crisi degli anni ‘60. E francamente l'oggettivazione estrema del peccato senza alcun riferimento alle circostanze aveva necessità di essere corretta. Una corretta teologia morale tiene conto di circostanze e fattori personali nel valutare la colpevolezza. Perché ci sia peccato mortale, è richiesta non solo la materia grave, ma anche la piena avvertenza e il deliberato consenso della volontà. A volte capita che l’avvertenza e/o il consenso della libertà sono ostacolati, e tali fattori devono essere presi in considerazione. Tali fattori non possono rendere buono un atto cattivo, ma possono influenzare la colpevolezza. L’attuale pratica pastorale nel prendere queste cose in considerazione è illustrata nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Prendiamo ad esempio la nota pastorale ai confessori,  inclusa nel catechismo, riguardante la masturbazione che, pur considerata obiettivamente un peccato grave, può ammettere alcune circostanze personali:


“Per formare un giudizio equo sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l'azione pastorale, si deve tener conto della immaturità affettiva, delle abitudini acquisite, delle condizioni di ansia o di altri fattori psichici o sociali che diminuiscono, se non addirittura riducono al minimo, la colpevolezza morale. (CCC # 2352)


Ma le vecchie prassi pastorali, a quanto pare, prendevano in poca considerazione circostanze o fattori, quali il pieno consenso della volontà ecc. L’insegnamento ufficiale della Chiesa insegnava queste cose, ma la pratica pastorale del tempo presentava il peccato in un modo molto più meccanicistico, e altri aspetti della dottrina della Chiesa nel 1950, e forse anche prima, venivano scarsamente comunicati.


In una certa misura ciò può aver portato alla sovra-reazione che abbiamo vissuto nei tardi anni ‘60 fino al 1980. Invece di perfezionare e chiarire la loro comprensione della vera dottrina cattolica, molti si sono semplicemente sbarazzati di quella che era una caricatura della dottrina cattolica, che ormai sembrava irragionevole. E la caricatura era davvero irragionevole. Purtroppo anche molti sacerdoti e catechisti cattolici del tempo, anziché chiarire l'insegnamento, hanno sovracompensato. Hanno negato qualsiasi nozione oggettiva di peccato e hanno sottolineato in modo eccessivo aspetti come le sensazioni, le circostanze, delle false nozioni di coscienza e così via. Ora sembrava che SOLO le circostanze importassero,  insieme con la riflessione e i sentimenti personali, e con una nozione di responsabilità personale molto impoverita.


Così eccoci qui oggi, con lunghe file di persone alla Comunione (bene), ma senza file per la confessione (male). Spetta a noi, ai sacerdoti che predicano e ai catechisti che insegnano, di ristabilire la connessione tra la confessione frequente e la comunione settimanale. Ma, come ho cercato di dimostrare, limitarsi a dire: “la gente dovrebbe andare” non basta perché vadano davvero. E’ anche necessario ripristinare un sano senso del peccato. La versione del 1950, almeno come l'ho descritta, non era sana. Ma nemmeno è sana la nostra versione attuale, che non vede nulla che sia oggettivamente sbagliato, niente di grave, che riduce la riflessione morale a "come mi sento", e mette da parte ogni nozione di giudizio finale appigliandosi a luoghi comuni come "Dio capirà".


Parte della ri-catechesi che è necessaria è quella di reintrodurre una concezione più globale e meno meccanicistica del senso del peccato. Il peccato comprende non solo gli atti specifici, ma anche impulsi e atteggiamenti molto profondi, che possono diventare molto significativi. Possiamo essere molto risentiti, ingrati, impudichi, crudeli, spietati, duri, avidi, mondani e materialisti. Il peccato è più che"mi sono arrabbiato tre volte con i miei bambini, ho usato parolacce varie volte e sono stato distratto nella preghiera molte volte, e ho compiuto un atto solitario di abuso di sé."
Il peccato comprende anche queste cose, ma anche che noi siamo egoisti , permalosi, poco amorevoli, spietati e, a volte, semplicemente cattivi. Siamo nel profondo bisogno della misericordia e della guarigione da parte di Dio, e alcuni di questi atteggiamenti sono molto più gravi di quanto ci piace pensare. Essi possono causare gravi danni. A un certo punto, stando lontano dalla confessione per lunghi periodi, rischiamo di  intrattenere con noi stessi un delirio orgoglioso, che si trasforma esso stesso in un peccato grave. Chi dice che non ha peccato chiama Dio “bugiardo” (1 Giovanni 1:10). Nel tentativo di insistere sul fatto che la gente deve andare a confessarsi prima della Comunione se sono a conoscenza di peccati mortali, dobbiamo essere disposti, prima, a chiarire la nozione di ciò che è peccato grave o mortale.

La Chiesa avrà sicuramente bisogno di continuare a fornire orientamenti individuando peccati particolarmente gravi, ma in ultima analisi, la Chiesa non può mai svilupparne un elenco esaustivo poiché le circostanze spesso influenzano la gravità. Ci sono alcuni peccati che sono sempre, obiettivamente mortali (ex toto Genere suo), peccati come l'assassinio degli innocenti. Ma ci sono molte altre cose come il pettegolezzo che, pur non sempre o non di solito mortali, possono diventarlo se rovinano delle reputazioni e se c’era l'intenzione di farlo. Dal momento che il legalismo del passato è stato in gran parte respinto, può essere meglio per noi  predicare un senso del peccato  più completo, incondizionato e inclusivo che spieghi gli impulsi profondi del peccato e che valutino tutta la persona, piuttosto che concentrarsi soltanto su questo o su quell’atto.


Abbiamo un sacco di lavoro da fare per ristabilire l'equilibrio dei due testi della Scrittura sopra citati. La ricezione frequente e allo stesso tempo degna della Comunione è stata storicamente in bilico in un equilibrio difficile da mantenere. Molti fattori entrano in gioco perché venga trovato questo equilibrio. Limitarsi a dire alla gente di confessarsi prima della Comunione, se siano a conoscenza di essere in peccato mortale, presume molte conoscenze che molti non hanno, e dei presupposti che molti non condividono, a volte non per colpa propria. Abbiamo più lavoro da fare che limitarci a dire alla gente cosa fare. Dobbiamo insegnare e ristabilire un sano senso del peccato e una più profonda consapevolezza di ciò che è sacro e appropriato per ricevere degnamente la Santa Comunione.