4 agosto 2010

L'esaltazione della Croce e la messa in latino

Il 14 settembre è la festa dell'esaltazione della Santa Croce, che è una festa distinta da quella del ritrovamento della vera Croce da parte di S. Elena. Questa festa celebra la vittoria dei Romani d'Oriente contro i Persiani nel 7 ° secolo, e il recupero e il ritorno della croce a Gerusalemme. I Messali più tradizionali contengono una descrizione dell'evento: Eraclio, l'imperatore romano a Costantinopoli, non riusciva ad entrare in città con la croce a causa di qualche forza spirituale che glielo impediva. Quando ha chiesto ad un sacerdote, gli fu detto che era perché era vestito in abito regale. Per entrare, ha dovuto vestire di stracci, in modo da non portare la croce in Gerusalemme in un modo più onorevole di nostro Signore, che la portava vestito di stracci. Dopo di che egli fu in grado di portare la croce dentro la città.


Questa storia presenta ulteriori dettagli, e merita di essere raccontata. Nell'anno 570, l'imperatore romano a Costantinopoli, Maurizio, sosteneva Khusru o Khusroes II (a volte scritto Cosroe nei libri di storia occidentali) come pretendente al trono di Persia, e i romani diedero quindi aiuto alla causa di Cosroe. (Quando parliamo di “romani” ci riferiamo qui a quello che gli studiosi chiamano "l'impero bizantino", ma io uso “romano” in generale da quando è stato accertato che questo era proprio il termine con cui i bizantini denominavano se stessi, come pure il modo in cui i loro nemici li chiamavano). Cosroe dimostrò la sua gratitudine mettendo termine alle secolari guerre con Costantinopoli, e cedendo a questa la metà orientale dell'Impero di Armenia, che era stata a lungo contestata. Dopo centinaia di anni ci fu la pace tra Roma e Persia.

Poi è successo qualcosa. Nell'anno 602, l'imperatore Maurizio è stato rovesciato, e sostituito da Foca, un centurione che era stato scelto dalle truppe presenti. Era poco più di un mostro, che ha ucciso tutta la famiglia di Maurizio tranne alcuni, era uno stupratore e un leader completamente inetto. Era completamente inefficace contro le incursioni di Avari, Slavi e popoli vari delle steppe, ha svuotato la tesoreria dello stato e portò l'Impero d'Oriente vicino alla distruzione. Non riuscì a ristabilire l'ordine quando gli agitatori monofisiti insorsero in tutta la Siria e l'Egitto e uccisero i vescovi ortodossi, sostituendoli con eretici.

Teodosio, un membro superstite della famiglia di Maurizio, fuggì in Persia da un amico e alleato di Maurizio, per l’appunto Cosroe. Da lì derivò una incredibile sequenza di eventi: Cosroe marciò sull’impero d'Oriente in qualità di “campione” di Teodosio, un po’ come Maurizio aveva fatto per lui. Prese anche il controllo di un buon pezzo di territorio, per poco non distruggendo l'impero romano, e ristabilendo l’antica Persia; dopotutto Foca era un assassino e un tiranno barbaro, il che attribuiva a Cosroe qualche diritto morale.

Anche se inizialmente lenti, sotto Cosroe i Persiani invasero il Levante e conquistarono tutte le città da Antiochia ad Alessandria, tra cui anche Gerusalemme nel 608. Presero la vera Croce dalla basilica del Santo Sepolcro, e la portarono con sé in Persia, preparandosi a marciare su Costantinopoli. Sembrava che l'Impero d'Oriente stesse per essere distrutto. Tuttavia, vi era l'Africa, dove Agostino visse e predicò e che Belisario, l’abile generale di Giustiniano, aveva recuperato un secolo prima. Il generale africano era Eraclio: era un uomo pio, pienamente ortodosso, e nel 610 partì per Costantinopoli con un esercito, e un'icona della Madonna sull’albero maestro della sua nave ammiraglia. Il colpo fu quasi immediato, tutti volevano la morte di Foca, e venne ucciso dalla folla.

Eraclio fu incoronato nella chiesa di Santo Stefano e poteva ora intraprendere il compito di salvare l'Impero. Foca aveva dissipato la tesoreria, e speso tutto l'oro pur di impedire ad Eraclio di ottenerlo. Per combattere i Persiani, che ora marciavano su Costantinopoli, dopo tre anni di ininterrotta vittoria, Eraclio aveva bisogno di un esercito. La perdita di Gerusalemme aveva ispirato una riunione temporanea con i Monofisiti, e aveva ispirato Sergio, patriarca di Costantinopoli ad offrire tutto l'oro disponibile in quel momento nelle Chiese per l'allestimento, l'alimentazione e il trasporto dell’esercito di Eraclio. Per due anni l'imperatore si occupò di reclutare questo esercito. Poi, nel 622, pregò nella basilica di Santa Sofia il Lunedì di Pasqua poi si imbarcò con le sue truppe e con l'immagine di Gesù Cristo come vessillo dell'esercito verso l’Asia Minore, dove ottenne vittoria dopo vittoria e ricacciò i persiani. Si diresse verso la Persia, preparandosi a devastarla. Strinse alleanza con un popolo mongolo, i Cazari, e con le loro truppe e il suo proprio esercito (più altri rinforzi di truppe che avevano rotto l'assedio persiano di Costantinopoli verificatosi mentre lui era assente), irruppe in Mesopotamia con una forza enorme, e sbaragliò Cosroe presso le rovine di Ninive. Cosroe fuggì e fu ucciso in una rivolta, mentre si nascondeva in montagna. Fu fatta la pace con la Persia, e la Vera Croce fu restituita a Gerusalemme. Fu lo stesso Eraclio a portarla a Gerusalemme. Questo è l'evento storico, che è commemorato nella liturgia di oggi.

Tuttavia, c'è un altro aspetto importante di questa storia. Eraclio era tornato a Costantinopoli, e il patriarca Sergio, cedendo alle pressioni di chi pensava che le ricchezze della Chiesa non avrebbero dovuto essere utilizate per fini mondani (non importa quanto necessari), esigeva il rimborso di tutte le ricchezze che erano state elargite dalla Chiesa. Nessuno all’epoca poteva prevedere il ciclone musulmano che stava per abbattersi, proveniente dall'Arabia, sembrava che nessun nemico fosse rimasto per i Romani, dato che la Persia era stata completamente abbattuta e ridotta a una nazione tributaria di Costantinopoli. Così sembrò saggio ridurre l'apparato militare allo stesso livello di debolezza che aveva prima dell’assalto persiano. Questo perché non era stato correttamente individuato il maggior bene comune della società, che in realtà è un obiettivo al quale la società dovrebbe sempre tendere.

Vediamo ora il significato di questi eventi alla luce di questa festa. Oggi non si ricorda soltanto l'esaltazione della Santa Croce in Gerusalemme, si commemora anche la data, 14 settembre 2007, in cui il Motu Proprio, Summorum Pontificum, del Santo Padre, è entrato giuridicamente in vigore; esso ha stabilito come legge della Chiesa che ogni sacerdote nel mondo ha il diritto di dire la Messa tradizionale, a prescindere dalla opposizione di Vescovi e di altri sacerdoti. La giornata dovrebbe essere una di grande gioia tra i cattolici tradizionali, ma deve anche essere un momento di pausa, di riflessione, per la creazione di un obiettivo comune.

Per molti anni, con l'insorgere del modernismo dopo il Concilio, e l'apparente assenza di chiarimenti sulla legge che il Magistero avrebbe dovuto dare ai fedeli, non solo per prudenza, ma anche per carità, il primo obiettivo del movimento tradizionale è stato il ripristino della Messa tradizionale in latino nella vita della Chiesa. Molto è stato scritto sull'efficacia di tale Messa, sul suo valore come espressione della fede tramandata nella tradizione superiore a quello del "rito riformato, e sul diritto dei cattolici di continuare a fare come facevano prima del Concilio e del postconcilio. Il fine comune di tutti i cattolici tradizionali è stato il ripristino di questa Messa. Questo ora è successo.

Come Eraclio aveva rimesso la vera Croce nella Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme, così anche il Papa ha messo di nuovo nel santuario della Chiesa (giuridicamente parlando) il Rito romano tramandato dalla Chiesa di Roma attraverso i secoli innumerevoli. Ma una volta raggiunto questo obiettivo, il movimento tradizionale non è riuscito, a quanto pare a me, a valutare adeguatamente questo evento e a fare una corretta pianificazione del futuro, così come Eraclio e Sergio avevano mal pianificato le esigenze dello Stato nel suo futuro, il che ha portato alla sua sconfitta in Siria ad opera dei musulmani.

Così ora è tempo di riprendere in esame lo scopo del movimento tradizionale, perché era stato troppo focalizzato sulla Messa, che era ovviamente il primo passo, ma se l'unico motivo per cui uno si definisce un cattolico tradizionale, è per la Messa tradizionale, alla fine non si riesce a cogliere la visione completa della vita tradizionale cattolica.

Per cominciare, anche se il Papa ha finalmente detto che sì, i tradizionalisti hanno avuto ragione in tutti questi anni, e che i neo-conservatori e i liberali sono stati apologeti sbagliati, ciò ha incoraggiato purtroppo alcuni tradizionalisti nel loro senso di superiorità personale. Che la celebrazione della Messa tradizionale, da un punto di vista estrinseco, sia superiore alla nuova, non rende il partecipante più santo o migliore del partecipante alla Messa nuova. Anche se la grazia è presente, ciò non significa che venga automaticamente alimentata la santità del fedele, eppure c'è la sfortunata tendenza dei tradizionalisti a pensare che sia così, oppure a pensare che se vanno alla Messa tradizionale e mandano i figli a una buona scuola cattolica, questo copra tutti i loro obblighi.

Ora qui è importante fare delle distinzioni, qui si parla non di quello che è il tradizionalista arrabbiato, dato che molte delle peggiori qualità dei tradizionalisti arrabbiati si possono trovare anche in molti che vanno al Novus Ordo (NDT alla messa in italiano). Che esistano molti arrabbiati è certo, ma non dobbiamo preoccuparci di loro qui. Quello di cui dovremmo essere preoccupati riguardo alla maggior parte dei tradizionalisti è che non avanzano nella vita spirituale, perché diventano autocompiacenti riguardo al modo in cui stanno le cose. Okay, abbiamo la messa, abbiamo una vita tradizionale cattolica parrocchiale, ora siamo a posto (NDT: negli Stati Uniti la Messa tradizionale in latino è molto più diffusa che da noi). Proprio come Eraclio e Sergio, che hanno detto: non abbiamo più nemici, siamo a posto, torniamo a fare le cose male come le facevamo prima dato che ormai non ci sono più problemi.

Per andare avanti nella vita spirituale, (che veramente è un combattimento), dobbiamo renderci conto che l'accesso ai sacramenti, e il tenersi alla larga dal peccato, sono solo l'inizio di dove dovremmo essere. Queste cose non significano che automaticamente siamo a posto, che siamo diventati dei santi.

I Cattolici tradizionali, almeno quelli che non sono già completamente soddisfatti ed hanno appeso le loro armature, combattono battaglie che sono già più o meno finite. Ci sono persone, e sono numerose, che hanno letto tutti i libri sulla situazione della Chiesa, che leggono in internet come sono messe male le cose, che agiscono come se il mondo stesse finendo, ma non spendono 5 minuti di preghiera al di fuori della Messa e ( si spera) del rosario. La preghiera, sia sotto forma di meditazione, o delle varie indulgenze che ci ha dato la Chiesa, è il primo passo per tenere in ordine le nostre facoltà intellettive ed appetitive.

Mentre non è una brutta cosa avere qualche nozione di ciò che sta accadendo nella Chiesa, alcune persone ci perdono troppo tempo, in modo che sia sempre nelle loro menti, invece che passare più tempo a lavorare sulle loro imperfezioni o avanzare nella vita spirituale. Bisognerebbe chiedersi, sto lavorando sul mio vizio di parlare troppo? Sull’immodestia (in senso scolastico), cioè sul non mantenere il giusto decoro ? Sono troppo preoccupato per i peccati del mio vicino di casa o di correggere il mio prossimo quando non è necessario? Sto lavorando sui difetti del mio matrimonio, sul non fare le cose che mandano in bestia il mio sposo, assumendo correttamente i pesi del matrimonio, usando la mia autorità in modo giusto (uomini)? Sto alla larga dai comportamenti che facilitano in qualche modo la violazione del 6 ° e 9 ° comandamento per non ricadere in tali peccati? Quando pecchiamo, ci sono degli effetti che conseguono naturalmente, non soltanto come una punizione, ma come un fatto perché quando noi pecchiamo svalutiamo la gloria di Dio. Inoltre, quando abbiamo dei difetti, ma non lavoriamo su di essi per eliminarli, anche in questo svalutiamo la gloria di Dio. In un libro sul purgatorio, un Santo racconta di aver visto un'anima del purgatorio, e gli chiede tra l’altro se non preferirebbe essere in paradiso. L'anima risponde che avrebbe preferito rimanere in Purgatorio per l'eternità, piuttosto che essere al cospetto di Dio con una sola macchia. Perché? E 'perché non può sopportarlo. Nessuno di noi potrebbe farlo. San Paolo dice che dobbiamo correre per vincere il premio. Non per arrivare secondi. Il premio è la visione beatifica, eppure molti di noi non vivono come se volessero davvero arrivarci.

Purtroppo anche io mi sono trovato in questo stato di cose diversi anni fa. Questo è il motivo per cui si troverà che l’anno in cui ho postato di più è stato nel 2006, e poco a poco ho diminuito, adesso scrivo poco più di un post a settimana se sono fortunato. Perché? Sono stanco di perdere tempo navigando in internet, o discutere con persone ostinate, quando dovrei essere un atleta per Cristo, correndo per vincere il premio.

I tradizionalisti spesso trovano fastidioso questo linguaggio. Certo, si può sbagliare anche in questo, e non bisogna rifiutare un po’ di umorismo legittimo o un po’ di sana ricreazione, ma qui sto parlando del disagio che proviamo quando siamo a contatto con persone che pregano e dedicano la loro vita a Gesù Cristo. Molti di noi, se guardiamo seriamente a noi stessi, saranno giunti alla conclusione che non stiamo facendo abbastanza, sia in opere spirituali, in meditazione ecc., o anche solo nell’intraprendere la vita spirituale.

Così, direi, il movimento tradizionale è davvero a un bivio. Abbiamo ottenuto il nostro obiettivo, anche se non è universalmente realizzato, cioè di aver ripristinato legalmente la Messa tradizionale nella vita della Chiesa. E adesso? L'accento non dovrebbe essere sui problemi della Chiesa, ma sulla vita spirituale, a smettere di sminuire la gloria di Dio attraverso peccati oltraggiosi e imperfezioni, ma anzi a contribuire alla Sua gloria mostrando la Sua grazia nella nostra vita. Ci sono persone che pensano che servono più discussioni e più dibattiti su altri argomenti; un po’ è anche vero, ma alcune persone vivono come se fosse ancora il 1970 e come se la Messa tradizionale fosse quasi completamente sparita. C'è un antico detto: ognuno ha i leader che si merita. San Giovanni Eudes ha insegnato che la presenza di un cattivo clero è segno per il popolo che Dio è scontento di loro. I sacramenti non sono sufficienti. Dobbiamo utilizzare la grazia che scaturisce dai sacramenti per attualizzarla nella nostra volontà e nelle nostre facoltà e per essere santi. Se il movimento tradizionale fosse noto per la sua santità (anzichè per la sua minoranza fatta di contestatori e rompicoglioni, o per la sua maggioranza fatta di anime che si autocompiacciono), la grazia, insieme all'aumento della gloria di Dio, ci donerebbe anche dei buoni leader. Potremmo anche metterla in un altro modo: hai un problema con il vescovo? E 'più probabile che il problema tu ce l’abbia con te stesso.

Così ora che abbiamo avuto questa vittoria immensa, inconcepibile 40 anni fa, abbiamo l'obbligo di utilizzare il bottino (cioè le grazie) prudentemente per il loro giusto scopo, la salvezza delle nostre anime, in modo che quando verranno gli assalti del mondo, siamo pronti a combattere e non soccombiamo ad essi, come fece l'esercito impreparato di Eraclio quando fu sconfitto dagli arabi, perché il bottino della vittoria era stata male utilizzato. E' solo in questa vita che possiamo migliorare il nostro posto nel cielo, e dobbiamo farlo mentre si può. Il che dovrebbe essere l'obiettivo attuale del movimento tradizionale, vale a dire, dovrebbe fare proprio l’obiettivo, dopo aver recuperato un mezzo più efficace, cioè la Messa tradizionale, di fare ciò i cattolici hanno sempre cercato di fare, di allontanarsi dal mondo delle cose create e avvicinarsi alla croce di Gesù Cristo. Come San Bonaventura insegna: "Nessuno può servire Dio perfettamente se non cerca energicamente di rompere i legami del mondo e superare tutte le cure terrene." Ora che abbiamo di nuovo la Messa tradizionale, anche se non è universalmente diffusa, il passo successivo dovrebbe essere quello di ristabilire la vita cattolica tradizionale basata sui sacramenti tradizionali, sulla direzione spirituale, e sulla completa dedizione di sé a Dio. Non c'è modo migliore per eliminare il clero ribelle e l'eresia nella Chiesa.

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