27 agosto 2010

Sforzatevi di passare per la porta stretta


“SFORZATEVI DI PASSARE PER LA PORTA STRETTA, PERCHE’ MOLTI CERCHERANNO DI ENTRARE, MA NON CI RIUSCIRANNO”

Il Vangelo di oggi è una citazione che ci chiama a prendere sul serio la nostra vita spirituale. Ora, è un fatto triste che oggi molti, se non la maggior parte delle persone, non sono seri circa la loro vita spirituale. Non pregano, non leggono la Scrittura, non frequentano la Messa e non vanno a confessarsi. Si comportano come se la vita fosse un grande scherzo. Si trovano spesso imprigionati da peccati gravi di cui non sono pentiti, e non saranno pronti quando arriverà il giorno del giudizio. Questo è un dato di fatto.

Forse pensate che io sia troppo pessimista, ma direi che mi sto appoggiando a solidi fondamenti biblici. Nel Vangelo odierno il Signore mette in evidenza uno dei più comuni errori di oggi. L'errore è il credere che la maggior parte delle persone vadano in paradiso. Il Signore, piuttosto, confuta direttamente questa idea e ci chiama ad essere sobri e seri nel cercare la salvezza. Diamo un'occhiata alle letture di oggi, suddividendole in tre fasi.

1. Viene descritto il pericolo – - Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre si dirigeva verso Gerusalemme. Qualcuno gli chiese: "Signore, solo poche persone si salvano?" Egli rispose loro: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno” (Luca 13: 22-23). Altrove Gesù ha sviluppato maggiormente questo punto: entrare per la porta stretta, perché è larga la porta, e facile la via che conduce alla perdizione, e quelli che entrano per essa sono molti. (Mat 7:13-15). Così, quando gli viene chiesto se quelli che saranno salvati sono molti o pochi il Signore risponde “Pochi" e prosegue spiegando che "molti" non sono in grado di entrare nel Regno dei Cieli, ma percorrono la strada larga e facile che conduce alla perdizione.

Questo naturalmente va contro a quello che la maggior parte della gente pensa oggi. Dobbiamo essere equilibrati su questo punto, e capire che molti vivono vite che mostrano poco interesse per Dio o il Regno di Dio. A un certo punto questa decisione diventa definitiva e Dio accetta il loro disinteresse come loro decisione definitiva. Attenzione! Persistere nella mondanità e l’essere assorbiti da se stessi diventa sempre più la nostra disposizione finale.

Ora, è vero che tutti dicono di voler andare in paradiso. Ma è di solito un paradiso che hanno inventato loro stessi. Ma il vero paradiso è la pienezza del Regno di Dio.
E il Regno di Dio ha dei valori che oggi molte persone non vogliono. E' un luogo dove vengono celebrati la giustizia, la misericordia, la generosità e la castità.
Ora è chiaro che oggi molti non sono interessati a perdonare coloro che hanno fatto loro del male. Non vogliono amare i propri nemici. Certamente non vogliono vivere in modo casto. Il concetto di giustizia li infastidisce, e di solito li fa sospettare che qualcuno voglia prendere i loro soldi. Anche la generosità gli dà fastidio, dato che non desiderano condividere con gli altri neanche un centesimo. Ma questo è ciò è il Regno di Dio, ed è quello che si celebra in cielo.

Inoltre, il cielo è descritto nel Libro dell'Apocalisse (4,5-8), come una liturgia in cui Dio è al centro ed è lodato. Vengono eseguiti canti, un rotolo contenente il significato di tutte le cose (Scrittura) viene letto e l’Agnello è su un altare simile a un trono. Ci sono candele, incensi, prostrazioni, si sta in piedi, insomma ci sono quelle cose che, sulla terra, si fanno a Messa. Ora, il fatto che oggi molti non vadano a Messa dimostra che tutto questo a loro non interessa. OK bene, Dio non obbliga nessuno. Nemmeno li obbliga ad accettare i valori del Regno di Dio. Ma QUESTO è ciò di cui è fatto il cielo, la pienezza del Regno.

Ora, col passare del tempo, una persona si indurisce sempre di più nella propria avversione per il Regno di Dio, per il cielo. Alla fine questa avversione diventa fissata per sempre. Così nel giorno del giudizio non sono in grado di entrare in cielo, e francamente non sarebbero comunque felici. Così qui è il pericolo: percorrere la strada larga e mondana che indurisce il cuore nei confronti di Dio e delle cose di Dio, così che uno perde la capacità di tollerare il paradiso. L'inferno non è colpa di Dio, è la preferenza di dannati che hanno indurito i loro cuori verso Dio e verso la realtà del vero cielo (non di quello della fantasia.

2. Il desiderio divino. Ora, Dio non vuole l'inferno per nessuno. Egli non si rallegra della decisione dei dannati, ma la rispetta. Dio è chiaro che vuole salvare tutti: “Com'è vero che io vivo, dice il Signore io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d'Israele?” (Ez 33:11-12). Così, nella prima lettura di oggi ci viene descritto come Dio allarga l'appello di salvezza al mondo intero:

“Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria … che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore … Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore.” (Is 66,18 -21)

Sì, il Signore vuole portare la gente di ogni nazione e razza nel suo regno. Il Signore vuole salvare tutti noi. Quindi il problema dell'inferno ricade non su Dio e ciò che Egli vuole, ma su di noi e su ciò che noi vogliamo. Dio alla fine rispetterà la nostra scelta finale. Ho ulteriormente approfondito questo argomento qui: http://blog.adw.org/2010/07/hell-has-to-be/

3. La disciplina che libera. Questo poi conduce ad un modo in cui possiamo essere prudenti e seri nel cercare la salvezza. Viene descritto nella seconda lettura di oggi: “Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? … Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.” (Eb 12:5-7, 11).

Abbiamo un chiaro invito del Signore a sottomettere la nostra vita alla sua disciplina e alla sua formazione. Notate come sono strettamente connessi la disciplina e il discepolato. Il Signore ha una disciplina per noi che ci rende veri discepoli.
La nostra disciplina comprende la preghiera quotidiana, la lettura della Scrittura ogni giorno, ogni giorno il pentimento, la confessione frequente, la Messa ogni Domenica. Dobbiamo crescere nella formazione del Signore, che nasce dallo studio della nostra fede e dalla ricezione dei Sacramenti. Facendo questo, cresce in noi il desiderio per le cose di Dio e del cielo. Veniamo a condividere i valori del Regno e diventiamo meno mondani. Sempre più si comincia ad amare chi e che cosa Dio ama, si comincia ad avere le sue stesse priorità, veniamo trasformati dal rinnovamento delle nostre menti. Questo è ciò che la disciplina di Dio, ciò che il suo insegnamento, la sua grazia e la sua misericordia fanno per noi.

Così, in ultima analisi, Dio non è il nostro nemico, egli è il nostro Salvatore e l'unico che ci può preparare per il giorno del giudizio. Ma dobbiamo essere equilibrati e seri nel cercare la salvezza. Tutta la superficialità, la presunzione e mondanità devono finire.

Mons. Charles Pope
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