6 agosto 2010

"Nella Chiesa i cattivi sono molti, e i buoni sono pochi"


Vangelo secondo Matteo: 22,11-14: "Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

Non vi dovete spaventare se nella Chiesa i cattivi sono molti e i buoni sono pochi. [ Terrere vos non debet quod in Ecclesia et multi mali et pauci sunt boni]. Infatti l'arca di Noè, che in mezzo al diluvio era un simbolo di questa Chiesa, era larga sotto e stretta sopra, e in cima misurava solo un cubito (Genesi VI, 16). E dobbiamo credere che in basso c’erano i quadrupedi e i serpenti, e più in alto gli uccelli e gli uomini. Era larga dove c’erano le bestie, e stretta dove vivevano gli uomini: perchè nella Santa Chiesa è davvero ampio il numero di coloro che hanno una mentalità carnale, e piccolo il numero di coloro che sono spirituali. Per cui essa deve sopportare il comportamento degli uomini cattivi e depravati che porta in seno. Ma dove essa ha la cura di coloro la cui vita è fondata sulle cose spirituali, essi vengono condotti alle vette più elevate, ma dal momento che sono pochi, questa parte è piccola. Ampia è infatti la porta e larga è la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che la prendono. Quanto stretta è la porta che conduce alla vita, e sono pochi coloro che la trovano!

L’arca è stretta al vertice, in modo che essa non ha la larghezza che di un cubito: perché, tra coloro che sono nella Chiesa, più sono santi meno ce ne sono. Si raggiunge la sua più alta perfezione in Colui che solo tra gli uomini è nato Santo, e non c'è nessuno che possa confrontarsi con lui: Colui che, nelle parole del Salmista, è diventato come un passero tutto solo sul tetto (Salmo CI, 8). E così tanto più abbondano gli empi, tanto più dobbiamo soffrire con pazienza, perché su l'aia è poco il grano portato nei granai, ma sono alti i mucchi di paglia che vengono bruciati con il fuoco. ...

Allora il re disse ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Allora, attraverso questa terribile frase, saranno legati le mani e i piedi di coloro che ora non sanno trattenerli dalle cattive azioni mediante una conversione di vita. Perché allora il castigo legherà coloro ai quali ora il peccato impedisce di fare il bene. Perché i piedi che in questa vita non sono andati a visitare gli ammalati, le mani che non hanno dato niente a chi è nel bisogno, ora per propria colpa non saranno più liberi di fare ciò che è buono. Coloro quindi che ora di loro spontanea volontà si sono legati al peccato, saranno contro la loro volontà legati al tormento.

Giustamente si è detto che saranno gettati fuori nelle tenebre. Perchè noi chiamiamo la cecità del cuore, il buio interiore; e chiamiamo tenebre esteriori, cioè al di fuori, la notte eterna della dannazione. Ognuno, dunque, che è dannato, è gettato, non all’interno, ma nel buio esterno: perchè lì contro la sua volontà sarà gettato via nella notte della dannazione, colui che qui di sua spontanea volontà è caduto nella cecità del cuore; dove, ci viene detto, vi è anche pianto e stridore di denti: in modo che là strideranno i denti di colui che qui si dilettava nei peccati di gola, là piangeranno gli occhi di colui che qui girava qua e là con lo sguardo rincorrendo i desideri lascivi. Perchè ogni singolo organo del corpo deve subire la punizione per i peccati per cui è stato utilizzato in questa vita.

E dopo averci spiegate queste cose, in cui si manifesta la sorte di tutti i malvagi, viene aggiunta subito una frase più generale, che dice: "Perchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».

Carissimi fratelli, dovremmo temere con una grande paura le parole che abbiamo appena ascoltato. Tutti noi qui presenti, già chiamati mediante la fede, siamo venuti al matrimonio del Re del Cielo. Noi crediamo e confessiamo il mistero della sua incarnazione, e partecipiamo al banchetto del Verbo Divino. Ma in un giorno a venire il re del giudizio farà ingresso in mezzo a noi.

Che siamo chiamati, lo sappiamo; che siamo scelti, non lo sappiamo. E così tanto più ognuno di noi non sa se lui è stato scelto, tanto più abbiamo bisogno di umiliarci in umiltà. Ci sono, si sa, quelli che non iniziano nemmeno a fare il bene, e alcuni che non rimangono costanti nelle opere buone che hanno cominciato. Un altro è visto passare quasi tutta la sua vita nell’iniquità, ma vicino alla fine si distoglie dalla malvagità tra lacrime di pentimento sincero. Un altro sembra condurre la vita di uno degli eletti, e tuttavia accade che, alla fine della sua vita aderisce alla malvagità dell’eresia. Un altro comincia bene e finisce ancora meglio, mentre un altro, fin dai primi anni, si dà a ogni male, e diventa sempre peggio distruggendo se stesso in mezzo a questi stessi mali. Pertanto, nella misura in cui ciascuno non sa cosa deve ancora venire, in tale misura deve vivere nel timore e nella preoccupazione per se stesso davanti a Dio: perché, e non stanchiamoci di ripeterlo, e non dobbiamo mai dimenticarlo: molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

San Gregorio Magno, papa
Omelia 38 (tenuta al popolo nella basilica di San Clemente Martire)