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19 agosto 2010
Madre Teresa non aveva niente di speciale
Un paio di anni fa, il fisico Alan Sokal ha pubblicato un articolo nella rivista “Social Text”, sostenendo, nel gergo più astruso e postmoderno, che la forza di gravità, tra le altre cose, è un costrutto sociale. Si trattava, naturalmente, di uno scherzo, e quando Sokol ha pubblicamente rivelato la bufala, la cosa ha suscitato molto scalpore ed imbarazzo al comitato di redazione e ai suoi colleghi accademici, i quali già da tempo hanno perduto la capacità di discernere la differenza tra un discorso razionale e le loro parole, alla moda ma senza senso. Il mondo accademico non era per nulla divertito.
A prima vista, si potrebbe pensare che Susan Kwilecki, del dipartimento di Studi religiosi, e Loretta S. Wilson della facoltà di economia alla Radford University in Virginia, abbiano organizzato uno scherzo alla Sokal. Il loro articolo apparso nel Journal for the Scientific Study of Religion, nientemeno che l’articolo di fondo, è intitolato “Madre Teresa voleva massimizzare la sua
utilità? Un'applicazione idiografica della teoria della scelta razionale "
Purtroppo, sembra proprio che gli autori facciano sul serio, e anzi con una certa solennità.
Si tratta di un articolo lungo e noioso, e non voglio annoiarvi con i dettagli. Esso si basa sui lavori di Laurence Iannaccone, che già da qualche tempo sostiene la teoria della religione basata sulla “scelta razionale".
L’idea di fondo è quella del rapportarsi a Dio come ad una merce sul mercato, e di interpretare i comportamenti delle persone religiose come “consumatori” che effettuano un calcolo razionale del loro “investimento” in un "prodotto" come potrebbe essere la “salvezza”, fornito da "imprenditori" che creano delle “aziende” religiose.
Questa teoria è l’ennesimo tentativo di trasformare lo studio della religione in una “scienza”, sulla base della moderna concezione riduzionista di Dio. Dato che non esiste un premio Nobel per la religione, a quanto pare alcuni studiosi della religione stanno cercando di competere nel campo dell'economia.
Alcune perle (ndt):
Una lettura di Madre Teresa nell’ottica della “scelta razionale” ci aiuta a capire che il suo tanto sbandierato amore per i poveri aveva un altro scopo: "Aiutando i poveri acquistava un contatto diretto con Cristo. . . . . . . la vicinanza a Dio, non l'alleviamento del dolore umano in sé, è stato il prodotto religioso da lei prescelto. Così da una prospettiva di “scelta razionale”, gli aspetti essenziali della missione di Madre Teresa verso i poveri riflettevano la sua preferenza per un prodotto religioso particolarmente costoso - la vicinanza a Dio, o la santità.
"Per Madre Teresa, il culto, la vita sacramentale, e il perseguimento della santità hanno la priorità anche rispetto all’aiutare le persone bisognose.
La lettura razionale della scelta della santità di Madre Teresa spiega questa altrimenti sconcertante mancanza di compassione per gli ammalati come una massimizzazione calcolata dell'utilità. "
Considerando Madre Teresa " come il proprietario di un’azienda religiosa di successo,” "è evidente che l’ordine delle Missionarie della Carità "produce un mix di prodotti di carità legati a consapevolezza spirituale e salvezza cristiana. "Il mix di prodotto", aiuta a spiegare il suo "successo imprenditoriale." "Da un lato, Madre Teresa ha venduto i tradizionali prodotti cattolici - i sacramenti, la condanna dell’aborto e il rispetto per l'autorità della Chiesa. D'altra parte, con la carità come suo prodotto principale, l'azienda commercializzava contemporaneamente sul mercato una linea collaterale di valori umanitari non settari: l'obbligo di aiutare gli altri, il riconoscimento della sacralità di ogni vita, il che affascina i “consumatori” liberali, non cattolici.
Mentre le affermazioni di Madre Teresa "circa la propria totale abnegazione a Dio sono difficili da comprendere all'interno del quadro della “scelta razionale”, un esame più attento conduce alla conclusione che lei era un imprenditore che calcolava attentamente costi e benefici, e alla ricerca del profitto”
Il suo dire di affidarsi interamente a Dio e il suo rifiuto di accettare quei finanziamenti che comportassero un compromesso, una parziale rinuncia alla visione cristiana, anche se irrazionali
dal punto di vista materialistico, dal punto di vista della carismatica, che risponde direttamente a Dio, che in ultima analisi è il direttore dell’azienda, evidenziano che si tratta di una “predisposizione di strumenti per lo scopo finale." Gli autori concedono che la teoria della scelta razionale non è plausibile per spiegare un fenomeno come Madre Teresa in "tutta la sua pienezza", ma concludono che, "mentre non è sufficiente di per sé, e certamente non è la sola interpretazione possibile dei dati, la teoria della scelta razionale costituisce una preziosa aggiunta all'arsenale di approcci analitici alla religione.”
Forse l'arsenale potrà servire in un articolo di prossima pubblicazione “Gesù massimizzava l’utilità sulla croce?”. Non è una semplice fantasia, perché questo è proprio il tipo di domande a lungo dibattute dagli studiosi della scelta religiosa razionale come Iannaccone, Lawrence, Young, Mark Chaves, e altri. Quando ero pastore in una parrocchia nera a Brooklyn, molti anni fa, il dodicenne Michael domandò mentre si faceva catechismo: "Se Gesù stava facendo quello che veramente voleva fare, perché dici che è stato un sacrificio?” E 'stata una buona domanda, fatta con stupore onesto, e che apre la porta a riflessioni di grande interesse spirituale e intellettuale.
Applicata alla religione, la teoria della scelta razionale non fa nemmeno un piccolo passo intellettuale in avanti rispetto alla domanda del giovane Michael. E, naturalmente, nel pretendere di "spiegare" scientificamente il fenomeno della santità, chiude le porte. Lungi dall'essere una teoria evoluta, è tanto volgare quanto certi pastori-affaristi cristiani che pubblicizzano Gesù come “il più grande uomo d’affari della storia”. O come le astruse fantasticherie di quella controparte alla teoria della scelta razionale, che pretende di spiegare la religione in termini di dipendenza, di proiezione di desideri, e come altri strumenti nell’arsenale analitico, così intellettualmente e spiritualmente deviato, degli studi accademici religiosi.
Ringraziamenti a First things – On the square – pubblicato il 4 settembre 2009 – autore Richard J. Neuhaus
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