16 settembre 2010

Messa in italiano e Messa in latino

Come sacerdote ho avuto il privilegio di avere un ventaglio di esperienze molto ampio nella Chiesa. Vale a dire, sono stato in grado per tutti i 21 anni del mio sacerdozio di dire la Messa tradizionale in latino, mentre allo stesso tempo celebro la più recente forma ordinaria di Messa in alcune parrocchie molto dinamiche.

Ho sempre amato le due forme della liturgia romana e questo a volte mi crea qualche difficoltà in quanto ci sono delle dinamiche all'interno della Chiesa dove, a volte, le persone da entrambe le parti vogliono che io mi schieri da una parte o dall’altra. Non ho alcun problema che le persone abbiano le loro preferenze, ma come sacerdote penso di dovermi mettere al servizio di una Chiesa che è molto diversificata. Ringrazio Dio anche per il dono di essere in grado di farlo e di amare veramente la diversità attuale. Mi rendo conto anche che la diversità ha i suoi limiti e, quindi, mi attengo alle rubriche in entrambe le forme della Messa: nessun cambiamento a quanto previsto dai libri liturgici, ne’ per quello che bisogna dire, ne per quello che bisogna fare.
Ho già spiegato in passato perché mi piace la Messa tradizionale in latino. Oggi vorrei spiegare i motivi per cui mi piace anche la forma più nuova (Ordinaria) della Messa:

1. Riscoprire il valore dei ruoli subordinati e dei ministeri nella Messa - Nella Messa tradizionale in latino c’era una tendenza, per quanto riguarda l'azione dei ministri subordinati, quali il diacono, suddiacono, cori e cantori, a non essere efficace. In altre parole, quello che essi fanno, in realtà non conta. Il coro poteva cantare l'introito, il Kyrie e Gloria, ma quello che hanno cantato doveva comunque ancora essere recitato sottovoce dal sacerdote. In effetti, il loro canto non contava. Poteva essere bello ma in realtà era solo ciò che il sacerdote recita che contava. L'ultima versione della Messa tradizionale, quella del 1962, aveva iniziato a porvi rimedio. Così il prete non era più tenuto a leggere le letture della Scrittura sottovoce se il diacono e suddiacono le cantavano. Il sacerdote poteva limitarsi ad ascoltare. Ma il canto del coro doveva ancora essere riletto dal sacerdote. La più recente forma ordinaria della Messa ha ripristinato i ministeri subordinati alla loro funzione propria. Quindi, se le letture sono fatte da un lettore o un diacono il sacerdote non occorre che rilegga. Se il coro canta il versetto alla comunione o all’introito, questo e’ sufficiente e il sacerdote non deve rileggere. Trovo positivo questo aspetto della nuova Messa.


2. Amo il ciclo di letture della Messa nuova. Offre un panorama molto ampio della Scrittura. Il ciclo di tre anni a rotazione significa che la maggior parte del Nuovo Testamento viene letto ogni tre anni insieme a una ricca campionatura del Vecchio Testamento. La messa tradizionale in latino di solito offre solo una breve lettura dalle lettere del Nuovo Testamento e una pericope del Vangelo. E' molto limitata rispetto alla ricchezza del Lezionario attuale che include, la domenica, un passo del Vecchio Testamento, un salmo, una epistola del Nuovo Testamento e un brano evangelico. Inoltre la lettura sequenziale da uno dei quattro Vangeli con un abbinamento di lettura del Vecchio Testamento è utile. Le letture della Messa tradizionale in latino hanno la tendenza a non essere in sequenza,  e la loro logica non è sempre immediatamente chiara. In qualità di predicatore e amante della Scrittura sono stato riccamente alimentato dal nuovo lezionario. Si potrebbe forse desiderare che le traduzioni in uso fossero un po’ migliori, ma nel complesso mi sembra che la nuova Messa offra un buon insegnamento, per quel che riguarda la Sacra Scrittura.

3. Reintroduzione della preghiera universale.  C'è un momento strano della Messa antica, quando, dopo l'omelia e il Credo il sacerdote si volge e dice al popolo “Dominus vobiscum” (Il Signore sia con voi) e si replica “et cum spiritu Tuo” (e con il tuo spirito). Dice poi “Oremus” (Preghiamo). Ma non c'è la preghiera. Il sacerdote si volta di nuovo verso l'altare e la gente rimane seduta. Molti secoli fa qui si dicevano delle preghiere simili alle nostre attuali " Preghiere dei fedeli "o" Preghiera Universale”. Erano state composte da Papa Gelasio, ma furono in seguito soppresse da Papa Gregorio perché allungavano troppo la Messa, ma ciononostante quell'invito alla preghiera (quello strano "Oremus ") rimase lì tutti questi secoli .

Bisognava provvedere in qualche modo. O ripristinare le preghiere dei fedeli o non dire più l’oremus. L'attuale forma ordinaria della Messa ha ripristinato queste preghiere o intercessioni generali. Penso che questo sia un aspetto importante della forma ordinaria della Messa se è fatto correttamente. Dobbiamo pregare per gli altri, come del resto viene fatto in modo così bello nei riti delle Chiese Cattoliche orientali. Sembra appropriato che, dopo aver sentito e riflettuto sulla Parola di Dio, ci sentiamo spinti a pregare per noi stessi e il mondo.


Tuttavia vi è una tendenza in alcune parrocchie a fraintendere la natura di queste preghiere. Si tratta di una preghiera universale, non particolare. La preghiera deve essere di carattere generale, non per la cugina malata, la zia, o fratello, citato per nome con una relazione medica completa inclusa nella preghiera. Piuttosto preghiamo per i malati in generale, per i poveri, per i dirigenti della Chiesa, i capi di Governo, per l'abbondanza dei frutti della terra, per la pace e così via. Preghiere specifiche politiche e idiosincratiche sono totalmente da evitare.


Se queste norme vengono rispettate, la preghiera universale (o preghiera dei fedeli) è una pratica bella e antica ripristinata nella forma ordinaria e più recente di Messa, e rispetta maggiormente il collegamento anche con la pratica dei riti orientali.


4. La riscoperta generale dell'esistenza e del ruolo della congregazione riveste un posto importante nella nuova forma ordinaria della Messa; nella tradizionale Messa latina, in particolare nella sua forma di “messa letta”, la congregazione aveva poco da fare se non guardare la Messa; il sacerdote interagiva solo con gli accoliti che davano le risposte a nome del popolo. Anche quando il prete si rivolgeva verso il popolo per dire qualcosa, gli veniva insegnato di tenere lo sguardo basso.

Se i membri della congregazione volevano interagire e dare le risposte in latino, ciò era reso più difficile dal fatto che la Messa era in gran parte sussurrata dal sacerdote.
Nel 1950 si è tentato di rimediare a questo, incoraggiando la gente ad imparare le loro risposte nella Messa e incrementando l'uso dei messali per aiutare a seguire la Santa Messa con attenzione. Sono state date autorizzazioni ai preti di dire la Messa a voce più alta e ad alcuni altari sono stati aggiunti anche i microfoni. Ma le risposte più lunghe in latino erano ancora difficili per molti.

Oggi, nella liturgia più recente, il ruolo della congregazione è rispettato, e anzi essa è chiamata a svolgere un ruolo attivo nella Messa e a dare le loro proprie risposte. E' vero che c'è stata una certa ossessione per questo da parte di liturgisti troppo zelanti. A volte sembra che ci si aspetti che la congregazione faccia tutto, e che non ci sia mai posto, per esempio, per un coro che canti qualcosa di più elaborato. Ma in generale, il coinvolgimento della congregazione nella forma più recente della Messa è una cosa da apprezzare.


5. La lingua volgare è anch’essa uno sviluppo positivo. Amo la lingua latina, ma so anche che è un grande vantaggio avere molte parti della Messa nella lingua locale. Ciò ha contribuito a una maggiore partecipazione dei fedeli nella Messa. E' difficile aspettarsi che la congregazione assuma un ruolo attivo, se ordinariamente la liturgia è quasi del tutto detta in una lingua che non conosce. Un conto sono le risposte semplici in latino, ben più difficile è ottenere che tutta la congregazione dica bene il Confiteor (confesso). Si riesce a farlo in qualche congregazione auto-selezionata dove c'è una conoscenza almeno elementare del latino, ma sarebbe difficile farlo universalmente.


Detto questo, è un vero peccato che la maggior parte dei fedeli si sia completamente separata da ogni esperienza della Messa in latino.
Questa è una cosa che non era prevista ne’ voluta dal Concilio, che ha sì permesso un uso più ampio della lingua volgare, ma anche lodato l'uso del latino, di cui prevedeva che si continuasse l’uso comune nella liturgia.

Un altro punto è quello che le traduzioni della liturgia dal latino all’inglese sono di qualità piuttosto scarsa. Grazie a Dio, sta per entrare in vigore una nuova traduzione più precisa. (ndt: nel 2012 nei paesi anglosassoni entrerà in vigore la nuova traduzione in inglese della Messa, molto più fedele all’originale latino)


6. La flessibilità e la più ampia possibilità di inculturazione è un’altra cosa apprezzo nella forma ordinaria della Messa. Qui è necessario un attento equilibrio, e bisogna rispettare le rubriche, ma una tolleranza più ampia per diverse forme di musica e di espressione culturale, ha permesso alla Liturgia di prosperare in contesti diversi. Io celebro la Messa presso una parrocchia cattolica composta in maggioranza da fedeli di colore, in cui la musica gospel, la predicazione molto approfondita e l’entusiasmo carismatico danno grande vitalità alla Messa.


E' vero che non ogni esperienza di inculturazione con la nuova Messa ha avuto altrettanto successo. Ciò è particolarmente vero negli ambienti americani più periferici dove la cultura è più laica e troppo effimera, e troppe cose mondane si infiltrano nella Messa. Ma laddove c’e’ una tradizione sacra da cui attingere,  è bello avere un po’ di flessibilità per integrare anche questi elementi.


Non vi è alcun dubbio che la forma più nuova  della Messa ha alcuni problemi gravi. È emersa in un momento di grande tumulto culturale,  ed è emersa come se fosse venuta fuori da un vortice. Sotto molti aspetti stiamo ancora aspettando che la situazione si stabilizzi. Ma ci sono anche molte cose buone. Papa Benedetto XVI ci sta aiutando molto per ricollegarci alla tradizione e a vedere entrambe le forme della liturgia come benefiche l’una per l'altra.


E ' bene avere una preferenza, ma personalmente sono felice di amare entrambe le forme e servire le mie parrocchie con entrambe le forme. Entrambe le comunità amano il Signore e vivono con serietà e profondità la liturgia. Che fortuna guardarli ogni Domenica e vedere non la noia, ma l’impegno e la passione, la consapevolezza che il Signore entra in contatto con loro nella Sacra Liturgia. E’ una benedizione, una benedizione doppia!