18 settembre 2010

Piccolo è ancora bello


Mentre la cultura degli Stati Uniti continua a deteriorarsi, a volte i cattolici vengono esortati ad essere contro-culturali, con la qual cosa si intende di solito il resistere alle lusinghe della società in materia di divorzio, di contraccezione, di aborto, di intrattenimenti lascivi e simili. E questo è un tipo di resistenza contro-culturale che approvo di tutto cuore. La mia unica eccezione è che questo non è abbastanza. Perché c’è anche tutto un altro aspetto del mondo moderno che è ugualmente distruttivo per la vita cristiana e che in realtà è stato altrettanto responsabile del decadimento della nostra cultura quanto i mali di cui sopra. Questo altro aspetto consiste nell’attacco portato dal mercantilismo e dalla tecnologia moderna. E' l'attacco del nostro sistema economico dominante, il capitalismo, accompagnato dalla crescita scientifica e tecnologica, che ci piace chiamare progresso, anche se non abbiamo idea verso che cosa stiamo progredendo. In realtà, è come la crescita di un cancro, che non ha una fine intrinseca o una causa finale, e il cui ampliamento comporterà solo la morte di tutto ciò che vive.

Nel ventesimo secolo, molti scrittori cattolici erano consapevoli che il problema della modernità era più ampio che non il problema dell’irreligione o del libertinaggio. Pensatori particolarmente percettivi come G.K. Chesterton, Hilaire Belloc, Vincent McNabb, Christopher Dawson e molti altri, si sono resi conto che la mercantilizzazione della vita, fin dal secolo XVIII, e la concentrazione della proprietà produttiva in agglomerati sempre più grandi, sia industriali, che commerciali o politici, costituivano ugualmente delle minacce per il benessere dell'umanità. Ma oggi, almeno negli Stati Uniti, molti cattolici vedere solo una metà del quadro, una metà di quelle forze che hanno troppo spesso distrutto le loro famiglie e i loro quartieri e le loro comunità e anche la loro salute spirituale. Come si possa non rendersi conto di questo, quando la televisione, uno delle più funeste forze schierate contro di noi, è alimentata soprattutto dal perseguimento del dollaro onnipotente, è difficile da capire. Ma di questo parleremo più avanti.

Nel 1973, E.F. Schumacher, economista convertito al cattolicesimo, scrisse un libro intitolato “Piccolo è bello”. In questo libro egli ha dettagliato gli effetti distruttivi della moderna, instancabile ricerca, da parte del mondo moderno, della grande dimensione.
Il sottotitolo del suo libro, "Economia come se la gente contasse qualcosa" (Economics as if people mattered), presenta il nocciolo della sua tesi. Gli economisti moderni, anzi, tutta la tradizione economica a partire da Adam Smith, compresi gli economisti marxisti - sembrano trattare le persone, gli esseri umani per cui Cristo soffrì e morì, come delle statistiche, come materiale grezzo, come un fattore produttivo come qualunque altro nel processo di produzione. Qualunque effetto abbiano effettivamente le politiche economiche sulle famiglie e sulle comunità, per non parlare delle anime, a loro non interessa, basta che i loro dati macroeconomici siano in aumento: i prezzi delle azioni, il PIL più alto, numeri più alti di ogni genere. Come Schumacher ha scritto e come ribadisce Pearce, il prodotto nazionale lordo "somma tutto insieme, che sia buono o cattivo, sano o malsano, che sostenga la vita o la distrugga". Questa è la moderna scienza economica.

Il secondo grande nemico che Schumacher ha attaccato è stato il culto della tecnologia. È ovvio che le macchine devono essere serve dell'uomo, e non i suoi padroni, ma è una verità che sembra essere ripetuta senza che venga mai fatto nulla. Non solo nei paesi poveri della terra, dove l'importazione acritica della tecnologia del moderno Occidente ha causato danni incalcolabili alle tradizionali strutture sociali, ma anche nel nostro paese, la tecnologia moderna è certamente uno degli elementi principali che aiuta a creare la moderna società occidentale priva di radici e morente. Il libro di Schumacher ha ricevuto una grande attenzione negli anni 1970, ma col tempo l’attenzione è abbastanza svanita. Ora, Joseph Pearce, conosciuto in questo paese in quanto autore di “Literary Converts” (convertiti letterari) e di biografie di Chesterton, Tolkien e Solzenicyn, ha scritto un aggiornamento quanto mai necessario del libro di Schumacher, un altro invito al giusto tipo di azione e ci ha rammentato che le cose non sono affatto migliorate dal 1973. Il libro di Pearce è almeno altrettanto incisivo di quello di Schumacher, e ci conviene ascoltare il suo messaggio.

Il punto centrale della tesi di Pearce può essere abbozzato come segue: Le nostre attuali politiche economiche glorificano una crescita senza scopo e senza motivo; poco importa ciò che viene prodotto, a patto che sia vendibile e misurabile. Ma questo atteggiamento ha contribuito a falsare la prospettiva degli uomini, in modo che invece di considerare la cupidigia come un peccato (anzi, uno dei sette peccati capitali), l’avidità è diventata una virtù, una virtù necessaria per mantenere il motore economico in funzione. Acquistare di più o andremo in recessione; continuare a comprare, comprare questo e quello, comprare qualsiasi cosa. Queste sono le parole d'ordine della vita di oggi.

La moderazione, la temperanza nel senso di moderazione nelle cose che possediamo e nell’uso dei beni materiali, sono cose completamente sorpassate. Sono cose di cui non si sente più parlare. Più nuovo, più grande, più veloce, più costoso - milioni di dollari vengono spesi tutti i giorni cercando di convincerci a desiderare queste cose e poi ad aprire il portafogli e prendere le nostre carte di credito e comprarle. "Se abbiamo cibo e vestiti", ha detto San Paolo, "accontentiamoci di questo" (I Tim. 6,8). Ma il mondo moderno non vuole che nessuno si accontenti di nulla, non della sua casa, della sua macchina, della sua televisione, dell'orologio, del suo dopobarba. E c’è un passo molto breve tra l’essere scontenti di tutte queste cose e l’essere ugualmente scontenti della propria moglie o del marito e essere altrettanto pronti a cambiare lui o lei per un modello più recente. Come scrive Pearce: "I sette peccati capitali del cristianesimo sono diventati le sette virtù mortali del consumismo".

Questo culto del materialismo si basa su, ed ha contribuito a, produrre, una tecnologia che è distruttiva ed è un pericolo per la nostra salute e per la salute del mondo in cui viviamo. Anche se può essere di moda, in alcuni ambienti, il prendere in giro gli ambientalisti, e anche se è vero che spesso coloro che sembrano più preoccupati per la salute del nostro pianeta, rendendosi conto solo di una parte del problema, sono diventati nemici degli uomini, (in realtà il pianeta deve servire per il bene degli uomini), la preoccupazione per l'ambiente è una preoccupazione molto cattolica. Non solo l'attuale Santo Padre ha parlato di questo in molte occasioni, ma nel lontano 1935 Christopher Dawson ci ha avvertito che la nostra civiltà borghese, ormai divorziata "dalla natura e dalla vita della terra", riguarda solo gli "oggetti di scambio, il cui valore si misura esclusivamente in termini di denaro", e comporta la "distruzione delle campagne e l'inquinamento della terra e dell'aria e delle acque."

Pearce persegue la sua argomentazione con vigore e passione. La sua critica alle icone più amate dell’ Occidente moderno è implacabile. Il primo oggetto della sua critica è la stessa disciplina dell’Economia, come praticata dalla quasi totalità degli economisti di oggi. L’accusa di Pearce (e di Schumacher) è che questo tipo di economia non riesce a vedere che le proprie procedure puramente quantitative necessariamente possono giudicare solo delle quantità. Ma gli esseri umani non sono creature puramente quantitative.

L'errore fondamentale dell’economia moderna è il suo approccio meccanicistico. Essa si è evoluta, in modo sempre più intransigente, in senso puramente quantitativo, in quanto crea modelli econometrici basati sulla teoria matematica che assume che le azioni delle persone siano essenzialmente equiparabili al comportamento degli atomi.

Naturalmente, se si guarda solo alla quantità, la quantità diventa in definitiva l'unica misura del valore. Quindi, anche se gli economisti di oggi pretendono che la loro scienza sia "neutra rispetto ai valori", quella che essi chiamano "economia positiva", in contrapposizione con "economia normativa", in realtà, questa cosiddetta economia positiva è piena di giudizi su quello che ha valore.

Il libero scambio, per esempio, viene raccomandato perché si suppone che dia luogo ad un minor costo dei beni, che di solito è la finalità ultima degli economisti. Il fatto che le merci siano più economiche viene pertanto preferito rispetto a tutti i mali possibili che possono derivare dal libero scambio, come i posti di lavoro persi, lo sconvolgimento delle comunità, le imprese che falliscono, acqua o aria sporca, ecc. Questi fattori in qualche modo sfuggono alle equazioni macroeconomiche, spesso perché non possono essere quantificati.

Questi giudizi etici mascherati fatti dagli economisti sono ben riassunti da Pearce nella frase, "Diventa ricco, sii felice”. Ma la maggior parte delle persone che pensano, per non parlare di coloro che affermano di aderire al Vangelo, sanno che questa non è altro che una menzogna. Ho già citato le parole di San Paolo sull’accontentarsi dei beni materiali che abbiamo. Ma se si continua la citazione, le sue parole sono ancora più schiaccianti rispetto al nostro modo moderno di vita:

“Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.” (I Timoteo 6,9-10)

Il Vangelo è molto chiaro circa i pericoli della ricchezza e del materialismo. Quindi i cattolici in passato hanno tratto le conclusioni logiche dalle parole di Nostro Signore e degli apostoli. In particolare, i nostri padri medievali nella fede hanno elaborato un vero e proprio codice morale relativo alla ricchezza. Bede Jarrett lo riassume così nel suo libro “Le teorie sociali del Medioevo”:

Impegnarsi nelle attività commerciali, al mero scopo di fare più soldi, non è una giustificazione sufficiente, perchè il denaro deve essere solo un mezzo per un fine. Rendere il denaro un fine a se stesso equivale a rovinare la vita dell'uomo, perché la vita viene derubata del suo scopo preciso”.

Pearce perviene alla medesima verità quando chiede:

“A che punto la gente deciderà di essere abbastanza ricca per essere felice ...? Infatti, che cosa è esattamente 'abbastanza'? l'economia classica, ossessionata con l’idea di una crescita perpetua, non ha il concetto di 'sufficiente'. Al contrario, la parola chiave in economia non è 'abbastanza', ma 'di più'. "

E perché non si pensi che in qualche modo la Chiesa non creda più a queste cose, si considerino queste parole di Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus:

Non è male desiderare di vivere meglio, ciò che è sbagliato è uno stile di vita che si presume essere migliore quando è diretto verso "l’avere" piuttosto che verso "l’essere", e che vuole avere di più, non per essere di più, ma per trascorrere la vita nel godimento come un fine in sé.”

Ora, a che cosa ci ha portati tutto questo? Quali sono stati i risultati del moderno processo economico? Pearce cita alcuni di questi risultati: la morte delle culture rurali, le gigantesche città inquinate (soprattutto nei paesi poveri), il suolo che è stato depauperato delle sue sostanze minerali e nutrienti mediante il costante utilizzo di fertilizzanti chimici, gli alimenti derubati del loro valore nutritivo. Però attenti, economisti: Disastri come questi hanno alimentato ampiamente l’attuale movimento ambientalista.
Ma i cattolici ortodossi hanno nel complesso la tendenza a stare lontani da quel movimento perché la maggior parte dei gruppi ambientalisti in genere è pro-aborto, pro-eutanasia, e vedono la salvezza del mondo nel respingere la civiltà occidentale e tutto ciò che essa rappresenta. Ma forse un paio di distinzioni potrebbero aiutarci a chiarificare un po’ il nostro pensiero.

La prima distinzione è quella tra le persone, e il modo in cui vivono le persone. Schumacher ne fa cenno e viene citato da Pearce:

“Non è il gran numero di poveri del mondo che mettono in pericolo l’Astronave Terra, ma il numero relativamente ridotto di ricchi del mondo. La minaccia per l'ambiente, e in particolare alle risorse mondiali e la biosfera, proviene dallo stile di vita della società ricche e non da quella dei poveri ... Un povero americano può fare molto di più danni ecologici che un ricco asiatico.”

Questo può essere visto confrontando alcuni numeri. Il consumo pro capite di energia negli Stati Uniti è passato da 337 milioni di Btu (British Thermal Units), nel 1990 a 352 del 1996.
Le stesse cifre per il Brasile sono 39 e 46, per il Bangladesh, 2 e 3. Se magari riteniamo che il tenore di vita di quei Paesi sia troppo basso, le cifre per la Francia sono 156 e 169, per l'Irlanda 105 e 127.

Negli Stati Uniti, mentre la media di persone per famiglia è diminuita, la dimensione media delle case di nuova costruzione è aumentata. Nel 1970, la dimensione media di una nuova casa unifamiliare era 150 metri quadrati; nel 1996 era aumentata a 212. Nel 1970, la famiglia media era 3,58 persone, nel 1996 è passata a 3,20 persone. Chiaramente il modo di vita americano è basato sullo spreco, anche in confronto ad altri paesi ricchi.

Purtroppo sembra che alcuni ambientalisti preferirebbero prendere la via più facile, cercando di liberare il mondo dei poveri piuttosto che cercare di convincere i loro concittadini ricchi di vivere meno dispendiosamente. Sicuramente la prima via è più facile da percorrere rispetto alla seconda. Ma noi dobbiamo abbracciare volentieri il tipo di vita che San Paolo ci raccomanda, una vita in cui ci accontentiamo del necessario. Forse, se i cattolici fossero all'avanguardia di un movimento ambientalista sano, uno che rifiuti l'aborto e la contraccezione, come pure i lussi inutili e i gadget del moderno occidente, poi potremmo essere più in grado di attrarre alla verità alcuni degli ambientalisti della variante neopagana.

La nostra seconda distinzione riguarda la questione del disprezzo, diffuso tra gli ambientalisti, per la civiltà occidentale, e comporta la distinzione tra l'Occidente come lo è oggi e l'Occidente come l'incarnazione della civiltà cristiana, come “la Cristianità”. Non ci vuole molto per dimostrare che l'Occidente così come è oggi non è più “la Cristianità”. Ma dobbiamo chiederci qual è quell’occidente che provoca l'odio di tanti ambientalisti secolarizzati. Infatti, quando l’atteggiamento moderno dell'Occidente verso il denaro e la tecnologia vengono confrontati con quello della Cristianità storica, si può vedere che i nemici della civiltà occidentale sono altrettanto confusi su ciò essi odiano realmente, quanto i difensori dell'Occidente sono confusi su ciò che essi amano realmente, perché ci sono alcuni che pensano che difendere la cultura cartesiana e laica degli ultimi secoli equivalga in qualche modo a difendere la cultura cristiana e aristotelica del Medioevo! Perchè la rivoluzione scientifica e tecnologica, che presumibilmente costituisce l'essenza dell'Occidente, è decollata solo quando si è tolto di mezzo Aristotele. Come ha scritto Henry Veatch nella stessa epoca in cui Schumacher scriveva:

“Non è forse una coincidenza singolare che nella grandissima confusione di ciò che potremmo chiamare la nostra cultura contemporanea giovanile, un certo numero di giovani ha cominciato a provare un sentimento di ripulsa nei confronti di tutta la gamma della scienza moderna e della tecnologia (ndt: erano gli anni immediatamente dopo il ’68)? Non solo, ma non esiterebbero a sbarazzarsi, oltre che della scienza, di tutta la sovrastruttura filosofica e culturale che è stato eretta sopra il nostro culto sempre più frenetico e acritico della scienza e della tecnologia, per come si sono sviluppate negli ultimi trecento anni. Ora, l'ironia è che il boom della scienza moderna e della cosiddetta filosofia moderna era originariamente associato, certamente nella mente di uomini come Galileo e Cartesio, con un deciso ripudio di Aristotele: fu proprio la sua influenza che si è ritenuto necessario distruggere, radici e rami, prima che la scienza e la filosofia moderna potessero decollare. Di conseguenza, potrebbe essere che, come tanti di noi oggi stanno girando le spalle così amaramente a tutti i risultati conseguiti dalla cultura moderna, potremmo ritrovarci propensi, forse anche costretti, a tornare a quell’aristotelismo che ha preceduto ed è stato considerato antitetico a tutto l'esperimento moderno nell’ambito della conoscenza e della vita?”

Se diciamo, quindi, di aderire alla tradizione classica e medievale occidentale, come definita da ciò che una volta era la Cristianità, faremmo bene a mettere in discussione molti dei prodotti più recenti del pensiero occidentale, prodotti che per il loro uso dispendioso e spietato del mondo naturale giustamente provocano il disprezzo di molti che sono altrimenti ben lungi dall'essere in sintonia con il cristianesimo. Quindi, prima di condannare il movimento ambientalista, che è effettivamente molto confuso, come se fosse opera del demonio, si deve tentare di distinguere i suoi elementi buoni dai suoi elementi cattivi. Troveremo, credo, che nella sua opposizione alla scienza e la tecnologia galoppante, afferma delle verità che sono più vicine a quelli dei nostri antenati nella fede che non molte delle facili argomentazioni di alcuni che affermano di essere i difensori della tradizione occidentale.

Quello per cui dovremmo lottare, come dice Pearce, è un modo di vita che possa "funzionare in armonia con i processi naturali" piuttosto che uno che cerca "di sconfiggere la natura attraverso l'uso di armi biologiche e chimiche". Quali sarebbero le tecnologie appropriate? (Sostenute e in gran parte rese popolari da Schumacher): l’agricoltura biologica, il consumo di prodotti locali, per quanto possibile, ecc. Queste sono alcune delle cose necessarie nei paesi poveri di Asia e America Latina ma anche in Nord America e Europa occidentale. Se mettiamo al primo posto le persone e il modo di vivere, allora i progetti volti a costituire strutture, politiche ed economiche, sempre più grandi e impersonali, come l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) o l'Unione europea (entrambi messe alla gogna da Pearce), possono essere sostituiti da organismi che rispettano l'uomo perché sono costruiti a misura d'uomo. E dato che rispettano l'uomo, è meno probabile che danneggino la Terra, dalla cui salute dipende la salute dell’uomo. E se tutto questo sembra troppo radicale o troppo estremo, dobbiamo ricordare le parole di Giovanni Paolo II nella sua Sollicitudo rei socialis del 1987 in cui afferma che "il risultato diretto o indiretto dell'industrializzazione è, sempre più spesso, l'inquinamento dell'ambiente, con gravi conseguenze per la salute della popolazione "

Pearce dedica diversi capitoli a esempi concreti di attività economiche sane. Un capitolo tratta la rinascita, che ha riscosso un notevole successo, di piccole fabbriche di birra in Inghilterra e altrove, e un altro di cooperative, soprattutto Equity Shoes di Leicester, in Inghilterra, una società cooperativa che produce calzature che è stata fondata nel 1887. Questi tipi di aziende riconoscono che il processo economico è molto più che non il rialzo dei corsi azionari o i bilanci più pingui; c'è la preoccupazione dell'artigiano per un prodotto di qualità, vi è la preoccupazione per un salario sufficiente per il sostentamento della famiglia e per un ambiente di lavoro che sia sano sia fisicamente che psicologicamente, c’è la preoccupazione per la gente e per la terra e perfino per le piante e gli animali nella zona in cui si trova la propria azienda. L'economia è realistica solo quando si riconosce che esistono molte più cose di ciò che è comunemente considerato “economico”.

Pearce, tuttavia, (e Schumacher) insistono sul fatto che, più di ogni riforma strutturale, l'uomo ha bisogno soprattutto di una mentalità diversa. Prima di poter sperare di mettere in pratica qualsiasi riforma in economia o in politica, o nella tecnologia, dobbiamo cambiare il modo di pensare.
“La scienza ha dato all'umanità la conoscenza, ma non la saggezza di utilizzare tale conoscenza con prudenza. L’Homo tecnologicus, privo di qualsiasi visione metafisica, sa come fare le cose senza sapere perché le fa, o se è bene farle. Noi le facciamo perché siamo in grado di farle, non perché è bene farle. Anzi, facciamo molte cose per l’unico motivo che siamo capaci di farle.”

Pearce continua dicendo:

“Perché, si potrebbe essere tentati di chiedere, dobbiamo occuparci di oscure questioni di filosofia, quando il nostro mondo è in pericolo imminente? Perché preoccuparsi di metafisica nebulosa quando c'è bisogno di azioni concrete e soluzioni immediate ai problemi del mondo? La risposta è semplice. Non ci può essere alcuna soluzione ai problemi del mondo fino a quando le loro cause non siano ben comprese. I problemi sono stati causati da una umanità che è in preda a una visione di se stessa e del suo ambiente che è essenzialmente egocentrica. Se l'egoismo è una virtù, se è lo scopo finale della vita, c’è da meravigliarsi se il mondo non ha altro obiettivo che la sfrenata crescita economica in modo che la frenesia del consumismo possa continuare indefinitamente?”

Così, dice Pearce, ciò che è veramente necessario sono le virtù cardinali.

Come Schumacher ha scritto: "Eppure, dato che la vera causa dei nostri problemi è l’intemperanza, come potremmo sperare di tenere sotto controllo l'inquinamento o la popolazione o il consumo di risorse, se non siamo capaci di controllare noi stessi ?"

In primo luogo, la lotta è di tipo morale. I nostri due blocchi contrapposti, la destra e la sinistra, conservatori e socialisti, sono entrambi ciechi rispetto ad una visione globale della realtà, anche se ogni schieramento coglie alcune verità parziali. Ogni blocco vede chiaramente le sue poche verità e vede altrettanto chiaramente gli errori e le falsità del suo nemico. E la maggior parte delle persone, dando retta alla massima perniciosa che il nemico del mio nemico è mio amico, si uniscono con qualsiasi gruppo sembri detenere la maggior parte della verità, e poi condannano senza appello tutto ciò che viene sostenuto dall’altro gruppo. Così, dato che la maggior parte di quelli che sostengono i diritti dei lavoratori e il rispetto dell'ambiente favoriscono anche l'uccisione dei non nati, quelli che vedono il male dell'aborto ritengono che i diritti dei lavoratori e dell'ambiente siano cose che a loro non interessano.
Aggiungiamo a tutto questo una grande dose di ipocrisia umana (dalla sinistra ricca che sorseggia champagne e mangia Brie mentre fa la campagna elettorale a favore dei lavoratori agricoli impoveriti in America centrale, al due volte divorziato Newt Gingrich, che vorrebbe farsi passare per il leader della rivoluzione conservatrice), e abbiamo una ricetta per una lotta senza fine e per un'azione poco costruttiva. Ma i cattolici ortodossi non dovrebbe permettere ai loro nemici di definire le loro convinzioni o le loro cause per loro. Dobbiamo guardare agli insegnamenti che ci ha trasmessi la Chiesa, e sostenere ciò che è giusto e buono, indipendentemente da chi altro si riveli essere un alleato o un nemico. Altrimenti stiamo favorendo un progetto satanico, che è riuscito a dividere il mondo in due gruppi in guerra, ognuno in gran parte cieco rispetto alle proprie colpe e alle virtù o verità che l'altro gruppo possa avere.

Anche se Pearce, che è un cattolico, non ha scritto un libro esplicitamente cattolico, “Piccolo è ancora bello” contiene numerosi riferimenti favorevoli alla Chiesa cattolica. Pearce cita o fa allusioni a S. Tommaso, Dante, quasi ogni papa a partire da Leone XIII, Chesterton, Belloc e ad altri scrittori cattolici. Il suo desiderio lodevole di raggiungere un vasto pubblico può spiegare la sua decisione di non scrivere più apertamente come cattolico. Credo, tuttavia, che nel suo sforzo per evidenziare il fatto che tutte le culture tradizionali del mondo hanno atteggiamenti simili di moderazione verso l'uso dei beni materiali, Pearce, a volte sia andato troppo lontano. Ad esempio, egli cita con approvazione Ananda Coomaraswamy:

“Se tralasciamo ... le filosofie modernistiche e individualistiche di oggi, e consideriamo solo la grande tradizione dei grandi filosofi, la cui filosofia era una religione che doveva essere vissuta se voleva essere capita, si scoprirà presto che le distinzioni di cultura in Oriente e Occidente... sono
paragonabili solo a quelle di dialetti, tutti stanno parlando ciò che è essenzialmente un solo e unico linguaggio spirituale, utilizzando parole diverse, ma esprimendo le stesse idee, e molto spesso per mezzo di idiomi identici. Altrimenti detto, vi è un linguaggio universalmente comprensibile, non solo verbale ma anche visivo, delle idee fondamentali su cui le diverse civiltà sono state fondate.”

Qualunque cosa Pearce abbia capito della frase "tutti stanno parlando ciò che è essenzialmente un solo e unico linguaggio spirituale", temo che ciò che Coomaraswamy, un buddista, intende è qualcosa che un cattolico non può accettare. E anche se, per esempio, C.S. Lewis, in appendice a “L'abolizione dell'uomo”, cita le Scritture di molte diverse tradizioni per dimostrare che tutta l'umanità ha avuto più o meno la stessa morale, questo non equivale a dire che tutti gli uomini parlano "essenzialmente un solo e unico linguaggio spirituale." Oggi, quando l’indifferentismo e il sincretismo nella religione sono tra i maggiori pericoli intellettuali da fronteggiare, credo che ci siano modi migliori e più sicuri di dire ciò che Pearce, probabilmente, intendeva dire.

Inoltre, un cattolico deve riconoscere che la ragione per cui l'uomo agisce come agisce, è in definitiva il risultato del peccato originale. E noi certo non possiamo sperare di superare la forza potente dell’appetito dell'uomo semplicemente con la sapienza umana tradizionale, anche quando tale sapienza dice delle cose giuste. Solo per mezzo della grazia di Gesù Cristo l'umanità può sperare di convertire il suo stile di vita. Se, come avvertono Schumacher e Pearce, è la virtù la prima cosa di cui gli uomini hanno bisogno, dove è possibile trovarla tranne che nella grazia di Gesù Cristo che passa attraverso i sacramenti? C'è solo una fonte di grazia nel mondo, anche se Dio non è limitato ai sacramenti nel conferire tale grazia. Noi stessi non possiamo avere alcuna aspettativa di trovarla tranne che attraverso i suoi canali ordinari (i sacramenti, appunto).

Quindi vi consiglio questo libro, così come il libro di Schumacher, “Piccolo è bello”, che è ancora molto rilevante; oppure l’altro libro, meno conosciuto, ma forse ancora più bello, intitolato “Buon lavoro” (Good Work). Li raccomando in particolare ai cattolici che non capiscono come la fede si rapporti alle grandi questioni culturali degli ultimi secoli, in particolare alle questioni più importanti dell'economia e della tecnologia. Se non ci rendiamo conto che questi due settori della vita umana hanno importanti implicazioni teologiche e filosofiche, non riusciamo a capire appieno ciò che è avvenuto negli ultimi secoli. Lo dico anche se leggere “Piccolo è ancora bello” ci può far arrabbiare, o portarci quasi alla disperazione. Perché, è davvero probabile che se gli uomini ascoltassero Pearce, verrebbe scongiurato il pericolo del mercantilismo e della tecnologia anti-umana? Ma anche se solo una persona inizia a mettere in ordine il suo pensiero e la sua anima leggendo questo libro, o quelli di Schumacher, allora il mondo sarà un’offerta di maggior valore al Sacro Cuore, e l'autore avrà raggiunto il suo scopo.

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